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mercoledì 30 marzo 2016

La buona educazione in famiglia: l'autocontrollo

LA BUONA EDUCAZIONE IN FAMIGLIA: L'AUTOCONTROLLO

Se c'è un elemento comune a tutti i litigi familiari è che, di solito, nessuno dei contendenti ha completamente ragione. 
Inoltre, nella maggioranza delle famiglie, si litiga sempre per gli stessi motivi, trasformando la vita familiare in un fragile armistizio tra un litigio e l'altro.


In tanti anni di incontri con i genitori, nessuno è mai riuscito a smontare una semplice affermazione: «Tutte le volte che entrate in conflitto con i vostri figli voi avete già perso». Ma è così facile farsi trascinare quotidianamente in conflitti familiari. Per un semplice fatto: è sempre difficile amare. 

Il rischio è che tutta l'impostazione familiare finisca per essere basata sulla legge del più forte. 
Una grande percentuale di persone è ancora convinta che le sberle siano una punizione accettabile. Dicono: «I miei genitori mi hanno dato qualche schiaffo e ha funzionato benissimo». La sculacciata è un sistema che serve a scaricare le frustrazioni e la rabbia, mascherando il fatto che i genitori non riescono ad affrontare la situazione. Dopo tutto non è difficile picchiare un bambino. È molto più difficile spiegargli le cose. 
Ogni azione dei genitori è un esempio per i figli. Se tenete il broncio, anche i vostri bambini lo faranno; se vi mettete a urlare quando siete stanchi e frustrati, i bambini reagiranno di conseguenza; se li prendete a schiaffi quando siete fuori di voi dalla rabbia, adotteranno un comportamento in tono con il vostro. 
Senza dimenticare che la rabbia dei figli accende quella dei genitori in una forma di escalation che si autoalimenta all'infinito.

Farsi largo 
I figli sono in grado di esasperarci: si beffano della nostra autorità e cercano scientificamente lo scontro per vedere dove sta il limite. Una certa “aggressività” non è una dimensione solo negativa: per crescere i bambini e i ragazzi hanno bisogno di “farsi largo”. L'aggressività positiva porta a perseverare, a prendere decisioni, a osare. Ma ha bisogno di essere controllata e questo i bambini non sanno ancora farlo. Per cui si comportano come tutti, grandi e piccoli: quando non ottengono qualcosa si arrabbiano. 
Addomesticare la collera 
Ecco alcune tecniche che permettono di identificare la propria collera e reagire senza peggiorare la situazione. La prima è riconoscere e dare un nome ai sentimenti di rabbia, utilissimo per l'alfabetizzazione emotiva. Anche i bambini comprendono espressioni come 'ribollire di rabbia', 'sto per scoppiare', 'sono esploso'. Quando il bambino è consapevole di essere arrabbiato ha la possibilità di farlo sapere agli altri. I genitori hanno difficoltà a comprendere che l'ira in qualche modo non può essere completamente repressa. La seconda è concentrarsi sulle cause della rabbia e non sulla rabbia. L'ira è come una di quelle spie intermittenti sul cruscotto dell'automobile che ci avvertono che qualcosa ha bisogno di particolare attenzione. L'esplosione rabbiosa è il sintomo, non la malattia. È essenziale eliminare le cause ma anche agire sui sintomi, soprattutto per far capire che la rabbia non è mai una soluzione, ma che di solito peggiora la situazione.

Fermarsi 
Purtroppo la causa più comune è che la rabbia si prende come il morbillo: per i virus che circolano nell'ambiente dove si vive. E il nostro è un mondo di arrabbiati. Vivere in un'atmosfera aggressiva fa sentire i bambini vulnerabili. Perdiamo la calma e spesso siamo più nervosi proprio quando la famiglia si riunisce la sera, stanca e affamata. Altre cause comuni sono le ingiustizie, le frustrazioni, gli insuccessi, le vergogne, le umiliazioni, i sentimenti feriti. 
Per fermare l'aggressore interrompendone il comportamento con decisione e fermezza è bene stabilire alcune regole ferree.
Le prime volte si possono aiutare i bambini con delle domande: Sei arrabbiato con qualcuno? Ti senti così perché non vuoi fare qualcosa? Come ti senti? Trattato ingiustamente? Triste? 
Esponete con energia i principi che volete insegnare, anche se il bambino li conosce già: «Non si devono picchiare gli altri». «Dobbiamo trattare gli altri nello stesso modo in cui vogliamo che gli altri trattino noi». 
Un principio ferreo: «Usare le parole, mai le mani».

Perdonarsi 
Tornata la calma si deve aiutare il bambino a esaminare ciò che è accaduto, che cosa è andato storto. Quali sono stati i campanelli d'allarme? Come si può evitare che la stessa cosa si ripeta in futuro? Aiutatelo a comprendere la propria responsabilità e a credere nella sua capacità di controllarsi dicendogli che siete convinti che ce la farà. 
Stabilite delle conseguenze adatte al “reato”, ma costruite un clima di perdono: accettare le scuse del bambino è un modo per ridargli la convinzione nella sua “bontà”. I vostri figli hanno sempre bisogno di sapere che voi nutrite delle speranze nei loro progressi.

Educare l'autocontrollo 
Si tratta di una lotta, e la forza di volontà è un muscolo: si può potenziare con l'esercizio quotidiano. Si tratta quindi di insegnare ai bambini le “buone abitudini”, quelle del tipo «conta fino a venti prima di arrabbiarti, non si mangia fuori pasto, alle ventuno si va a dormire ecc.». 

Costruire un'architettura della scelta. Questo dipende dalla “visione”: l'autocontrollo consiste nel riuscire a guardare oltre l'oggi, a rinviare, se necessario, la gratificazione istantanea per perseguire la realizzazione di obiettivi più importanti. 

Controllare l'ambiente significa per esempio organizzare il proprio lavoro in modo tale da facilitarne l'esecuzione. Uno studio ha dimostrato che basta una finestra dell'aula affacciata su un giardino per aumentare del 20 per cento la disciplina fra gli alunni. Qual è il ragazzo che riesce a studiare se c'è un televisore acceso a qualche metro di distanza? 

Mettere uno specchio in un ambiente aiuta le persone a comportarsi meglio, per esempio riduce i furti nei supermercati. Per i bambini, i genitori sono lo specchio indispensabile: lo specchio dell'anima. Sono “lo specchio magico sulla parete” che dice se quel comportamento, quella parola, quella bugia servono a costruire una bella persona o sono solo distruttivi. La loro approvazione o disapprovazione conta moltissimo. Genitori poco presenti hanno figli con scarsissima autodisciplina. 
«Non lasciare che il sole tramonti sulla tua ira» dice la Bibbia. 
È altrettanto importare ricordare, almeno con frequenza doppia dei litigi, quante cose belle esistono nella famiglia e quanti magnifici e gioiosi motivi tengono insieme le persone che la compongono. Per molti genitori e figli un modo di ricordare le reciproche buone qualità consiste nell'abbracciarsi spesso e sbrigare insieme le faccende di casa.

Autori: Ferrero B. – Peiretti A.
Fonte: B.S. febbraio 2016
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mercoledì 23 marzo 2016

I dieci errori più comuni che commettono i genitori

I 10 ERRORI PIÙ COMUNI CHE 
COMMETTONO I GENITORI
Siamo iperprotettivi, anche l'altalena ci fa paura, non riusciamo a dire "no" davanti all'ennesimo giocattolo che ci chiedono, siamo in ansia se i compagni vanno meglio a scuola, ci arrabbiamo se un bambino è maleducato con nostro figlio, siamo talmente servizievoli che gli impediamo di diventare autonomi, ma quando perdiamo la calma diciamo frasi da evitare. Ecco 10 errori che noi genitori facciamo quasi senza accorgercene.

Nessun genitore è perfetto, tutti commettiamo errori. Partendo da questa consapevolezza e con un po' di tolleranza nei nostri confronti, vediamo dove sbagliamo più frequentemente. Non con l'ambizione di diventare perfetti, ma per provare a essere genitori più consapevoli.
Ecco i 10 errori più comuni (molti ce li avete segnalati voi su facebook) e i suggerimenti di Roberta Mariotti psicologa e psicoterapeuta, coautrice del libro "Genitori in pratica".

1 "Stai attento, così ti farai male! Non salire in piedi sull'altalena..."
Errore: essere iperprotettivi
"Bambini troppo protetti, rischiano di diventare adulti insicuri" dice la psicologa. "Il bambino deve fare la sua esperienza, deve confrontarsi anche con i pericoli e provare a superarli da solo. Nel nostro mondo occidentale non ci sono guerre, né viviamo in costante pericolo di morte, come invece era nel passato, ma le ansie genitoriali anziché diminuire sono aumentate".

2 "Quando siamo al supermercato ti compro il gioco che vuoi, promesso!"
Errore: non dire mai di no
"Il genitore non deve fare tutto quello che gli chiede un bambino. Ad esempio se ci fosse in ballo la sopravvivenza e ci trovassimo su una nave in mezzo al mare, non lasceremmo a un bambino il timone. La responsabilità è nostra. Inoltre non è affatto vero che i bambini sono più felici più roba hanno. I bambini non sanno, è quindi importante che l'adulto valuti se c'è davvero bisogno di comprare qualcosa e non solo perché  lo chiede il piccolo. I bambini sono bambini e le decisioni spettano agli adulti.

3 "Ma come ho fatto ad avere un figlio come te!"
Errore: perdere la calma con un bambino
"Frasi di questo genere sono scorrette perché mortificano e sminuiscono il bambino. Così come anche urlare quando si è molto arrabbiati". Quello che bisogna fare è dare regole chiare e non comandi, cioè meglio dire: "Quando si è a tavola non si canta", piuttosto che: "Stai zitto e mangia!". E se il bambino trasgredisce piuttosto che insultarlo personalmente è meglio criticare il comportamento, ad esempio "Non sono contenta di quello che hai fatto..."

4 "Tuo figlio è maleducato e dà gli spintoni alla mia bambina!"
Errore: intromettersi nelle relazioni dei figli
"Se un bambino ha un problema con un amico è giusto ascoltarlo e magari dare suggerimenti, ma non bisogna farsi prendere dall'emotività e riprendere il bambino in questione o addirittura rivolgersi ai suoi genitori. In molte situazioni i piccoli se la cavano meglio senza di noi adulti. Se ci immischiamo a risolvere i loro guai  rischiamo di ingigantire un problema e rendiamo i bambini incapaci di agire".

5 "La tua maestra non capisce niente!"
Errore: credere che il proprio figlio sia perfetto
Parlare male degli insegnanti perché hanno dato un brutto voto o hanno ripreso vostro figlio è da evitare. "In questo modo si alimenta il fatto che il bambino sia perfetto. Il genitore, cercando di proteggerlo, in realtà rischia di crescere un piccolo arrogante" dice Roberta Mariotti.
Se davvero c'è un problema con la maestra, allora è meglio che  il genitore chieda un colloquio per capire se davvero c'è qualcosa che non va. Importante però è non coinvolgere il bambino.

6 "Non è possibile che i tuoi compagni abbiano preso un voto migliore in matematica!"
Errore: essere in competizione con gli altri genitori
I genitori spesso sono in competizione tra loro per il successo dei figli. "Ma esagerare la competizione e magari fare confronti continui può dare al bambino l'impressione che gli altri siano più bravi". Se nostro figlio fa male un compito, meglio concentrarsi sul perché ha sbagliato, non cercare la perfezione ma il miglioramento. E ricordarsi che anche i veri talenti hanno fatto degli errori. 

7 "Lascia, ti aiuto io a fare le equazioni, la ricerca la prepariamo insieme dopo cena..."
Errore: fare i compiti al posto suo
"I genitori dovrebbero evitare di fare i compiti al pomeriggio insieme ai figli.
Sia perché insegnare è il lavoro degli insegnanti e va lasciato a loro, sia perché bisogna dare spazio ai figli di fare e anche di sbagliare. Inoltre se i genitori si sostituiscono nel fare i compiti, la scuola perde per i ragazzi quel carattere di sfida e subentra in loro la noia e la svogliatezza".

8 "Avevo detto che non si guarda la tv, non mi importa se te l'ha accesa il papà. Ora ci sono io e si spegne"
Errore: essere in disaccordo con l'altro genitore
La mancanza di coesione genitoriale crea nei bambini disagio e confusione: non sanno più a chi fare riferimento, percepiscono una crepa nella coppia e spesso hanno la sensazione di esserne la causa. I figli si trovano a dover fronteggiare da soli le incertezze degli adulti. Quindi è molto importante che le regole educative vengano decise e portate avanti insieme da mamma e papà. 

9 "Vuoi gli adesivi come quelli della tua compagna? Vuoi fare quello sport che fanno tutti i tuoi amici e solo tu non fai?"
Errore: anticipare i desideri dei figli
L'ansia della mamma che la figlia si senta inferiore o possa essere esclusa la porta ad anticipare continuamente i suoi bisogni. "L'anticipazione genitoriale dei bisogni infantili impedisce ai figli di vivere i propri desideri perché i genitori, nell'ansia di soddisfarli, finiscono per soffocarli" dice il pedagogista Daniele Novara.  Quindi prima di proporre un'attività, di comprare un gioco, di dare una merenda super golosa, aspettate che sia il bambino a chiedervela, lasciate ai figli lo spazio per sentire e vivere i propri desideri.

10 "Ti ho spalmato la marmellata sulla fetta di pane, così non ti sporchi, non ti tagli, non ti affatichi..."
Errore: essere troppo servizievoli e impedire ai figli di essere autonomi
La continua assistenza ai figli non lascia loro la possibilità di sperimentare, di fare esperienza. "Nel troppo fare dei genitori i bambini diventano fragili"  conclude Roberta Mariotti.

Autrice: Federica Baroni
Fonte: www.nostrofiglio.it
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mercoledì 16 marzo 2016

La buona educazione in famiglia: la riconoscenza

LA BUONA EDUCAZIONE IN FAMIGLIA: LA RICONOSCENZA

Esiste un sentimento che è costruttivo e indispensabile per la famiglia, i rapporti umani, l'educazione e la vita. Sembra una cosa da niente. È la fibra dell'amore e quasi nessuno ci pensa. La chiamano “gratitudine” e con un sinonimo molto bello “riconoscenza”.

Era vicino l'inizio della stagione dei monsoni e un uomo assai vecchio scavava buchi nel suo giardino. 
«Che cosa stai facendo?» gli chiesero. 
«Pianto alberi di mango» rispose. 
«Pensi di riuscire a mangiarne i frutti?» 
«No, io non vivrò abbastanza, ma gli alberi sì. Ho pensato che per tutta la vita ho gustato manghi piantati da altri. Questo è il modo di dimostrare la mia riconoscenza».

Ringraziare 
L'uomo moderno s'indigna, protesta, si vendica, raramente ringrazia. Eppure tutto quello che abbiamo, lo dobbiamo a qualcuno. Cominciando dalla vita. Una bellissima preghiera che un tempo conoscevano anche i bambini comincia così: «Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio di avermi creato». 
Dovremmo guardarci allo specchio ogni mattina e ogni sera ringraziando per ciò che siamo, ciò che abbiamo raggiunto, le gioie che abbiamo vissuto, i dolori che abbiamo superato e le lezioni che abbiamo appreso. Dovremmo “riscoprire” ogni giorno il miracolo dell'esistenza.

Meravigliarsi 
«Sì». 
«Sì? Ma ne hai mai visto uno?» 
«Un miracolo? Sì». 
«Quale?» 
«Tu». 
«Io? Un miracolo?» 
«Certo». 
«Come?» 
«Tu respiri. Hai una pelle morbida e calda. Il tuo cuore pulsa. Puoi vedere. Puoi udire. Corri. Mangi. Salti. Canti. Pensi. Ridi. Ami. Piangi...» 
«Aaah... Tutto qui?» 
Tutto qui. È tragico non essere capaci di meravigliarsi. Il bambino si apre alla vita attraverso una catena di “stupori” e di meraviglie. Il compito più importante di un educatore è conservare questa capacità nei ragazzi che crescono: sarà la qualità più preziosa della loro esistenza. Perché chi sa stupirsi non è indifferente: è aperto al mondo, all'umanità, all'esistenza. Si viene al mondo con questa sola dote: lo stupore di esistere. L'esistenza è un miracolo. Gli altri, gli animali, le piante, l'universo, ci parlano di questo miracolo. E noi siamo miracolosi come loro. Per questo dobbiamo essere attenti e rispettosi. 
Chi considera meravigliosa la vita, sente di amare l'umanità, la rispetta in sé e negli altri. Donando agli altri l'importanza che meritano, noi scopriamo la nostra importanza. La vita ha un valore, una dignità. Nessuno ha il diritto di deturparla.

Sentirsi amati 
Alessio, tre anni, chiede alla sorellina: «Raccontami la storia del lupo cattivo». 
Lisa, dieci anni, risponde: «Ma no, non esistono lupi cattivi, ci sono solo lupi infelici». 
Non esistono uomini cattivi. Gli esseri umani non sono cattivi, sono tristi. E i tristi diventano cattivi. Sono tristi perché non percepiscono la bellezza dell'esistenza. 
La gratitudine è una virtù che nasce dalla gioiosa umiltà di sentirsi amati e di lasciarsi amare. Non è merce di scambio e non è “dovere”, ma purissimo, gratuito amore. È il segreto della famiglia. Significa dirsi a vicenda “Grazie perché esisti!” Si tratta soprattutto di imparare a “vedere”, accorgersi del valore delle persone che vivono con noi, di ciò che ci è accaduto o di qualcosa che magari già era nostro e non sapevamo quanto meraviglioso fosse. 
In questo modo si formano due qualità essenziali dell'amore familiare. La prima è la stima. La seconda è il rispetto. Di qui nasce il vero collante della famiglia: il piacere di stare insieme.

Diventare persone riconoscenti 
Per coltivare la gratitudine nella quotidianità è necessario viverla come un allenamento. Occorre iniziare con piccoli pensieri quotidiani che vanno poi tradotti in parole, che conseguentemente si trasformano in azioni. Ecco alcuni semplici esercizi quotidiani. 
I tuoi genitori ti hanno donato quanto di più bello, importante e anche impegnativo esista: la vita. Prenditi cura di loro con piccoli gesti quotidiani (una telefonata, un sms, una sorpresa, ...) e sii loro grato per tutto ciò che hanno fatto per te, anche se e quando hanno commesso errori. 
Non invidiare chi consideri essere più fortunato, solo perché ritieni che abbia o sia di più di te. Apprezza ciò che nella tua esistenza c'è, non sottolineare ciò che manca. E ringrazia di cuore. 
Ogni persona che incontri sta combattendo contro dolori di cui tu non sai niente. Sii gentile, offri il tuo contributo e fa' in modo che la tua presenza sia sempre migliore della tua assenza. Sii grato anche per chi non ti piace o per chi ti fa arrabbiare: è proprio grazie a loro che puoi imparare, crescere, migliorare e mettere in pratica un po' di pazienza, compassione.
La notte precedente la sua esecuzione, Jacques Decour, un partigiano francese, scrive un'ultima lettera alla famiglia: «Ora che ci prepariamo a morire, pensiamo a ciò che verrà. È il momento di ricordarci dell'amore. Abbiamo amato abbastanza? Abbiamo passato molte ore del giorno a meravigliarci degli altri uomini, a essere felici insieme, a sentire il peso del contatto, il peso e il valore delle mani, degli occhi, del corpo?».

Autori: Ferrero B. – Peiretti A.
Fonte: B.S. gennaio 2015
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mercoledì 9 marzo 2016

Le paure moriranno di fame se nutriamo i nostri figli di amore

LE PAURE MORIRANNO DI FAME SE NUTRIAMO 
I NOSTRI FIGLI DI AMORE
L’aspetto più interessante del farsi carico dell’educazione emotiva dei propri figli è che, tramite essa, si cambia la chimica dei loro cervelli o, in altre parole, si dà loro la possibilità di controllare la propria biologia.
L’influenza negativa e penetrante dei mezzi di comunicazione, le pratiche educative poco corrette o l’assenza di rispetto verso le scuole o la società stanno minando le capacità emotive dei nostri bambini.
È inevitabile che si verifichino questi cambiamenti sociali, bisogna accettarlo, ma quello che abbiamo nelle nostre mani sono strumenti per potenziare la salute emotiva dei nostri figli. Cosa possiamo fare? In realtà è molto semplice, vediamolo insieme.

 

Che il sorriso serva loro da ombrello

Sapendo che la serotonina è l’ormone principale della regolazione del nostro stato d’animo, possiamo aiutare il nostro cervello a produrla in modo naturale. Per regolarla, è sufficiente mantenere una dieta sana, dormire a sufficienza oppure fare attività fisica in modo abituale.
Affinché i bambini godano di una corretta salute emotiva, dobbiamo introdurre nella loro vita queste abitudini. In questo modo, il loro cervello si troverà nelle condizioni ottimali per evitare il sovraccarico di energia derivato dallo stress e dalla paura.
Bisogna sottolineare, come curiosità, che i ricercatori affermano che dire ai nostri bambini di sorridere e che le cose andranno per il meglio è davvero utile. Di fatto, alla luce dei dati, emerge che gli esseri umani possono equilibrare i propri livelli di serotonina con un semplice sorriso.

Quando sorridiamo, i nostri muscoli facciali si contraggono, cosa che riduce il flusso sanguigno delle vene del viso. Questo, a sua volta, provoca un raffreddamento del sangue, pertanto la temperatura della corteccia cerebrale si riduce, condizione che ha come conseguenza la produzione di serotonina.

Giocare è il lavoro dei bambini  


Quello che abbiamo commentato finora conferma l’idea che le piccole cose sono molto importanti. Tuttavia, se c’è un modo per poter articolare l’apprendimento emotivo infantile, è tramite il gioco.
Il miglior modo di insegnare loro abilità che permettano loro di gestire le emozioni è attraverso il gioco; in questo modo, offriremo loro l’opportunità di imparare e mettere in atto nuovi modi di sentire, pensare ed agire.
In aggiunta, possiamo diventare parte integrante del processo di apprendimento emotivo in modo tremendamente efficiente. Di fatto, una volta introdotta una dinamica attrattiva, la curiosità e la ripetizione che il bambino attiverà nei confronti di qualcosa che lo diverte faranno il resto del lavoro.

Per esempio, quando un bambino o una bambina affronta una paura, è bene aiutarlo/a a sentirsi identificato/a con un personaggio di finzione che ammira. In questo modo, possiamo giocare con lui/lei immaginando cosa farebbe il suo idolo al suo posto, se dovesse affrontare una situazione complicata.
Se organizziamo una serie di giochi di questo tipo o di altri come le marionette, il rilassamento o l’esplorazione corporea, riusciremo a far acquisire al bambino le abilità necessarie per gestire le sue emozioni.
Questo si tradurrà, inoltre, in un grato autoriconoscimento, il quale fomenterà l’interesse dei bambini nel lavorare su aspetti dei quali ancora non riescono a comprendere la complessità. Grazie a questo, coltiveremo lo sviluppo di una autostima sana, basata sul rispetto di se stessi e sul conseguimento reale e personale dei propri successi.

 

Elementi chiave per aumentare le abilità emotive

Come abbiamo detto prima, a volte è molto semplice riuscire a far crescere in modo equilibrato i nostri bambini. È sufficiente alimentarli d’amore, affinché le loro paure ed i loro problemi emotivi muoiano di fame. Vediamo a seguire come farlo con 3 semplici passaggi:

 


1. Offrendo una casa, un luogo in cui si sentano protetti e al sicuro

Una casa si costruisce con le emozioni delle persone che la compongono. Non servono a nulla centinaia di giocattoli nella cameretta dei bambini, se non condividiamo con loro il nostro amore con gesti d’affetto e cure.

2. Parlando in modo affettuoso



Quando i bambini fanno male qualcosa o si comportano in modo aggressivo, di solito ricorriamo a strategie di rifiuto verso la loro persona. È come dire loro “non ti voglio più bene” oppure “sei cattivo”; in questo modo, però, non permettiamo loro di capire che quello che non va bene è quello che hanno fatto (ovvero il loro comportamento) e non il loro valore.
Per questo motivo, il messaggio che dobbiamo trasmettere è del tipo “non va bene quello che hai fatto”, ma in modo da non minare la loro autostima e da non mettere in dubbio i sentimenti che proviamo per loro.

 

3. Regalando il nostro tempo, interesse e il desiderio di affrontare le sfide che ci propongono 


Quello che i nostri bambini vedono in noi non lo vedono in nessun altro, non possono nemmeno immaginarlo. Per questo motivo, è indispensabile regalare loro tutti noi e offrire una visione del loro mondo calda e incondizionata.
Fonte: www.lamenteemeravigliosa.it
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mercoledì 2 marzo 2016

La buona educazione in famiglia: la cortesia

LA BUONA EDUCAZIONE IN FAMIGLIA: LA CORTESIA
La “buona educazione” è la più semplice, modesta e dimenticata delle virtù, ma è la base di tutte le altre. Non esistono cameriere in famiglia.

Dalla cucina, come al solito, la donna disse: «È pronto!». 
Il marito, che leggeva il giornale, e i due figli, che guardavano la televisione e ascoltavano musica, si misero rumorosamente a tavola e brandirono impazientemente le posate. 
La donna arrivò. 
Ma invece delle solite, profumate portate, mise in centro tavola un mucchietto di fieno. 
«Ma... ma!», dissero i tre uomini. «Ma sei diventata matta?». 
La donna li guardò e rispose serafica: «Be', come avrei potuto immaginare che ve ne sareste accorti? Cucino per voi da vent'anni e in tutto questo tempo non ho mai sentito da parte vostra una parola che mi facesse capire che non stavate masticando fieno». 
Ogni persona è sacra, ci insegnano le prime righe della Bibbia. Tradotto in termini pratici, questo significa anche “non esistono cameriere in famiglia”. Essere consapevoli del valore assoluto di ogni persona significa vederla con gli occhi del Creatore, con il suo stesso atteggiamento ad ogni momento della Creazione. La Bibbia comincia con un ritornello: «Dio vide che era bello». 
Chiamiamo cortesia, o anche “buona educazione”, tutto ciò che rende il mondo dove viviamo “bello”. Come tutte le cose importanti naturalmente sono semplici e facili.

Sorridere. È l'elemento che rende la persona elegante più dei vestiti. Nell'istante in cui due sguardi si incrociano, chi sorride con naturalezza contagia l'altro. È il segreto della felicità familiare. Ricordare sempre che, soprattutto in famiglia, la nostra felicità, anche se talvolta costa un grosso sforzo, può rendere felice qualcun altro.

Salutare. Significa dire a qualcuno: «Sono felice di incontrarti». I rituali più importanti in una famiglia sono quelli “della soglia”: tutti quelli che escono devono essere baciati e abbracciati e tutti quelli che entrano devono essere baciati e abbracciati. Essere famiglia significa essere felici di stare insieme.

Ringraziare. A cominciare dai genitori. Hanno donato quanto di più bello, importante e anche impegnativo esista: la vita. Qualunque sia la loro età bisogna prendersi cura di loro con piccoli gesti quotidiani (una telefonata, un sms, una sorpresa, ...). Si è sempre in debito con loro anche se hanno commesso errori. Sono essere umani e come tali non sono perfetti.

Rispettarsi. Esistono persone che sembrano invisibili. La vita va avanti senza di loro: le persone parlano fra loro, svolgono le loro solite attività, scherzano, mangiano, fantasticano, si grattano la testa, fanno le parole crociate, come se loro non esistessero. È frequente avere un'esperienza del genere in un negozio o in un ufficio. Se succede in casa o con amici, è più preoccupante. Ma che sollievo quando qualcuno vede ciò di cui abbiamo bisogno, quando qualcuno si accorge di ciò che valiamo, quando qualcuno ci dimostra stima e apprezza il nostro valore, forse anche più di noi, crede in noi anche quando la nostra autostima vacilla.

Ascoltarsi. E non si tratta solo di vedere, ma anche di ascoltare. Il rispetto non esiste se non sappiamo porgere orecchio a ciò che gli altri dicono. Questo è tutt'altro che facile, soprattutto al giorno d'oggi, nella «società del rumore». Così talvolta la conversazione familiare è di questo tipo: Figlio: «Avete sentito quello che è successo in Siria?» 
Padre: «Bah!» 
Madre: «È abbastanza salata la minestra?» 
Figlio: «È un problema, no?» 
Padre: «Sì». 
Figlio: «Allora che ne pensi?» 
Padre: «Hai ragione, manca un po' di sale». 
Madre: «Eccolo, tieni». 
Figlio: «È strano come si sia potuti arrivare a tanto». 
Madre: «Quanto hai preso di matematica?» 
Padre: «Io non ho mai capito niente di matematica». 
Madre: «Fa freddo, stasera...» 
Un vero ascolto è il regalo più bello che si può fare a una persona. Significa dirgli: «Tu sei importante per me e perciò ti dò tutta la mia attenzione».

La buona educazione. Tutte le regole del “galateo”, soprattutto i pasti insieme sono essenziali. Rispettare gli orari, usare correttamente le posate e il tovagliolo. Non sprecare il cibo, servire gentilmente i più piccoli. Aiutare ad apparecchiare e a sparecchiare la tavola. I pasti non sono un piccolo “tribunale”, ma il momento della gioia familiare.

Autori: Ferrero B. – Peiretti A.
Fonte: B.S. dicembre 2015

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