Paidos Onlus

Paidos Onlus
Paidos Onlus dalla parte dei bambini,SEMPRE

venerdì 25 settembre 2015

Come tenere impegnati i bambini senza televisione

COME TENERE IMPEGNATI I BAMBINI 
SENZA TELEVISIONE

Lasciare che i bambini guardino a lungo la televisione da soli è una questione che suscita molti dubbi. Quali sono le alternative? Ecco una lista di idee suddivise per età

Lasciare che i bambini guardino a lungo la
televisione da soli è una questione che suscita molti dubbi: potrebbero capitare su programmi non adatti alla loro età, ma soprattutto trascorrerebbero in modo passivo del tempo che potrebbe invece diventare valvola di sfogo, occasione per imparare o anche solo per divertirsi. Quali sono le alternative alla televisione? Ecco una lista di idee suddivise per età.

Ai piccolissimi piacciono molto tutti i giochi di manipolazione. Possiamo proporre i travasi, allestendo un vassoio sul tavolo della cucina con alcuni contenitori di plastica, un cucchiaio e un imbuto in cui far passare farina gialla o riso a seconda dell’età. Preparando della pasta di sale, o procurandoci della pasta modellabile, potranno invece creare personaggi e giochi ispirandosi alla loro fantasia. Il cesto dei tesori è una soluzione molto usata negli asili nido e consiste in un cestino che raccoglie oggetti di materiale differente che il bambino può esplorare a reinventare a piacere.
 
Dai 2 anni inizia la passione per il colore che ispirerà ai piccoli artisti una produzione quasi ossessiva di disegni. Il colore diventa scoperta se viene lasciato come strumento da usare liberamente: spazio ai colori liquidi da stendere con le dita, oppure utilizzando spugne, patate sagomate a forma di stampo o cuori di insalata come faceva 
Munari.

Ai bambini di 3 e più, piace giocare copiando le attività che vedono fare ai grandi: allestire un negozio, cucinare per finta o anche con ingredienti veri, trasformarsi in un medico dei pupazzi o imitare la maestra d’asilo.

Ai piccoli di 4 anni 
piace costruire, perché non assecondare questo interesse? Per incuriosirli possiamo scegliere materiali comuni che vanno lasciati a loro disposizione perché ne facciano uso ispirandosi solo alla fantasia. Possiamo scegliere le zollette di zucchero, i bastoncini per pulire la pipa o semplici avanzi di legno, purché siano ben levigati.
 
Verso i 5 anni la 
manualità inizia a diventare più precisa: è il momento per proporre oggetti da decorare, magari recuperandoli tra i contenitori che non servono più, quindi possiamo far dipingere o ricoprire scatole di ogni forma, contenitori dello yogurt per farne vasetti in cui semiare o vassoi tipo pasticceria per farne cornice dove appendere i piccoli capolavori.
 
I bambini di 6 anni sono piccoli artisti pieni di ingegno: saprebbero inventare un gioco con qualunque oggetto. A volte manca l’idea con cui partire e basta far vedere come trasformare una bottiglia di plastica in razzo spaziale per aiutarli a liberare la fantasia e ritrovarsi la casa piena di bottiglie trasformate in zattere, automobili, castelli, case per folletti.
 
Dai 7 anni i nostri figli sono in grado di partecipare a un gioco di società rispettandone tempi e regole. Come facevano i nostri nonni una volta, spegniamo la televisione per concederci anche noi una tranquilla serata di chiacchiere giocando a carte, a dama o a scacchi.
Fonte: www.pianetamamma.it
Autrice: Daniela Poggi

Paidòs Onlus
dalla parte dei bambini, SEMPRE

mercoledì 23 settembre 2015

In Africa è caccia alle streghe bambine

IN AFRICA E' CACCIA ALLE STREGHE BAMBINE
L'aspettavano con le mani cariche di pietre, davanti a casa. Sapevano a che ora sarebbe arrivata, di ritorno dalla scuola. Erano il giorno e il momento stabiliti. Bisognava ucciderla perché era una strega. E l'avrebbero fatto, se Afua, nome di fantasia, non avesse cambiato strada. Strega, nel Congo animista, si diventa quando una setta lo decide. Avviene una disgrazia in una famiglia: un uomo si ammala di continuo, una donna non riesce a rimanere incinta. E allora ci deve essere una causa, una colpa, uno spirito nero che trama e distrugge. Di solito è una bambina. Centinaia di famiglie della zona di Bukavu, nel Congo orientale, si affidano alle sette apocalittiche. La loro religione è questa: eliminare il male che si annida nelle persone vicine, anche nei piccoli, portatori di sciagura, secondo una visione del mondo costruita sulla superstizione. La bambina indicata viene tenuta lontana da tutti. Nessuno beve la sua acqua, viene bruciato ciò che tocca, è torturata, uccisa.
Suor Natalina Isella ha salvato la piccola che stava per essere lapidata come centinaia di bambine negli ultimi tredici anni. Suora laica, è in Congo dal 1976, quasi quarant'anni dedicati ad aiutare donne e bambini, prima al seguito di una missione dei Padri Barnabiti a Birava, sul lago Kivu, all'epoca dell'epidemia di colera. Lavorava con le ragazze analfabete, andava a caccia dell'acqua come dell'oro. Poi, nel 2002, si spostò a Bukavu. Il Congo era stato da poco invaso dai rifugiati del Rwanda. Molte missioni erano state abbandonate a causa dei saccheggi. Suor Natalina si muoveva con un'équipe mobile. La guerra aveva distrutto anche i luoghi di carità. «Ci venivano segnalati molti bambini di strada» . Durante un intervento con alcuni studenti volontari, sedute sul marciapiede c'erano alcune bambine sole. Furono loro a farsi avanti: «"Perché non vi occupate anche di noi?", dissero». E iniziarono a raccontare le loro storie, la più piccola aveva sette anni, la più grande dieci. Erano le «streghe bambine» di Bukavu, cacciate di casa perché ritenute colpevoli di malefici. Trovare un locale e avviare un'associazione furono due miracoli. Suor Natalina gestiva una struttura per portatori di handicap, e le prime bambine furono accolte lì. Era sola. Anche i congolesi che si occupavano di assistenza preferivano non avere a che fare con le piccole «streghe», come se fosse una contaminazione: «È meglio se lo fai tu», le dissero. Però la lasciarono in pace. E con i mesi, e gli anni, molti congolesi hanno iniziato a segnalarle le bambine, in una rete di collaborazione silenziosa in cui le streghe fanno ancora paura, ma l'amore di questa suora laica di Dolzago incanta. Dall'Italia l'aiuto passa soprattutto attraverso il Movimento per la lotta alla fame nel mondo di Lodi. All'inizio erano nove, poi venti, ora sono trenta. Spesso sono piccole nate fuori dal matrimonio, o «che hanno perso la mamma», racconta suor Natalina da Bukavu. Bambine che hanno una mancanza d'origine, e non per loro colpa. Facile additarle come le cause di ogni male. Ora ogni mattina aspettano suor Natalina in quaranta a Ek 'Ebana, la casa delle bambine. Ci sono anche piccoli abbandonati, ragazzine abusate. «Lavoriamo alla mediazione con le famiglie . Le inseriamo a scuola». Le bambine imparano i piccoli mestieri di casa, e soprattutto l'amore per se stesse. È difficile liberarle dall'idea di essere colpevoli, mostri per la società. In alcuni casi sono necessari anni per riportarle a casa, in quelli più disperati le famiglie chiudono ogni contatto. Una delle ultime ad entrare a Ek 'Ebana è stata una ragazza di quattordici anni. «Una zia aveva il marito che stava sempre male - ricorda suor Natalina -. Si è rivolta a una di queste sette, che vengono chiamare Chiese del risveglio. Le hanno detto che ci doveva essere una ragazza in famiglia da allontanare». Tutti i vicini volevano eliminarla. Sarebbe stata lapidata se il padre non fosse intervenuto, dicendole di non tornare a casa. Capita, in questo Congo di tabù e di brutalità, che ci sia qualcuno in famiglia che si ribella. Un'altra ragazzina di undici anni, di fronte alla madre che non voleva collaborare nel processo di mediazione, l'ha affrontata: «Ma sei tu la mia vera mamma o no?». Non poteva credere che rifiutasse di venirle incontro. «La madre ha iniziato a parlarle». La ragazza per ora torna in famiglia solo nei fine settimana, ma i genitori non vogliono che sia cattolica e che vada a messa. Per impedirglielo, la caricano di lavori la domenica. «Lei cerca di organizzarsi iniziando la notte». Non tutte riescono a salvarsi, molte storie rimangono nel silenzio. «Qui la guerra non è mai finita».

Fonte: www.ilgiornale.it
Autrice: Emanuela Fontana
Paidòs Onlus
dalla parte dei bambini, SEMPRE


venerdì 18 settembre 2015

Il banco del pianto: studenti italiani tra i più infelici

IL BANCO DEL PIANTO: STUDENTI ITALIANI TRA I PIÙ INFELICI

La loro (in)felicità tra le mura scolastiche relega il Bel Paese tra gli ultimi posti al mondo e i motivi sono tanti e spaziano dai prof, la struttura e l’organizzazione scolastica. E nemmeno il rivedere i compagni di scuola a volte aiuta a migliorare la percezione del back to school. Skuola.net analizza i dati Pisa e AlmaDiploma.


Tra qualche giorno si riapre ufficialmente la stagione del mal di scuola. Il back to school è alle porte è gli studenti italiani sono tra i meno contenti al mondo di tornare tra i banchi. Perché? Gli insegnanti non sanno spiegare per 2 su 7, le aule sono inadeguate per 1 su 2 e nemmeno l’operato dei rappresentanti degli studenti è soddisfacente per il 44%. Vabbè, almeno ci sono i compagni di scuola, penserete voi. E invece no. 1 studente su 3 lamenta di essere stato vittima di bullismo o cyberbullismo almeno una volta, per cui la paura fa capolino dalle porte delle classi. È quanto emerso da un’analisi di Skuola.net sui dati Pisa e AlmaDiploma.
TRISTEZZA A PALATE - Insomma, abbiamo la pizza, il mandolino e gli studenti tra i meno felici del mondo. Secondo il focus Pisa “What 15-year-olds know and what they can do with what they know”, siamo al 54esimo posto per grado di felicità a scuola dei ragazzi. E se vi sembra un buon posizionamento, aspettate a cantare vittoria: dopo di noi ci sono solo Qatar, Grecia, Russia, Polonia, Lettonia, Finlandia, Estonia, Slovenia, Repubblica Ceca e all’ultimo posto la Corea. Troppe posizioni ci separano dal primo Stato in classifica, quello che ha gli studenti che si alzano con il sorriso pensando sia arrivato il momento di andare finalmente a scuola, l’Indonesia. A superarci sono anche Serbia, Montenegro, Vietnam e Kazakistan.

MAL DI SCUOLA PERCHÈ - A raccontarci i motivi per i quali i ragazzi soffrono la scuola italiana ci ha pensato un’indagine di AlmaDiploma sul profilo dei diplomati. Come è facile aspettarsi, gli insegnanti non vanno giù agli studenti: il 28% li giudica poco chiari nell’esporre la lezione e altrettanti anche poco disponibili al dialogo. Addirittura, 1 teenager su 5 li etichetta come “incompetenti” e per il 37% hanno persino scarse capacità di valutazione. Altrettanto semplice da immaginare è che gli studenti si rendono benissimo conto di quanto le scuole italiane spesso siano strutturalmente vecchie: 1 su 2 giudica le aule inadeguate, e per il 47% lo sono anche i laboratori. La metà degli intervistati continua il suo affondo ritenendo insoddisfacenti anche le attrezzature e gli impianti sportivi.

SCUOLA DA... INCUBO! - Ed è ancora AlmaDiploma a raccontarci come i ragazzi siano insoddisfatti anche della loro organizzazione scolastica: l’operato dei rappresentanti degli studenti non va bene al 44% di loro, le attività extrascolastiche sono insoddisfacenti per il 45% e lo è altrettanto la pianificazione dell’orario scolastico per il 46%. Per non parlare poi dell’adeguamento tecnologico ritenuto invece “inadeguato” per il 45% degli studenti. A beccarsi un’insufficienza da 1 teenager su 3 sono i corsi di recupero, e per 1 su 2 se lo meritano anche gli spazi comuni e la comunicazione. Finiscono sulla lista nera di 2 ragazzi su 5 anche l’ orientamento post diploma mentre un altro 46% ci inserisce anche le attività pratiche svolte in orario scolastico.

AMICI O NEMICI? - E se i compagni di classe dovrebbero aiutare a rendere il back to school meno traumatico, non sempre è così. Infatti in una recente indagine di Skuola.net, 1 studente su 3 ha confessato di essere stato almeno una volta vittima di atti di bullismo o cyberbullismo.
Fonte: www.tgcom24.mediaset.it
Paidòs Onlus
dalla parte dei bambini, SEMPRE

mercoledì 16 settembre 2015

Trucchi per un buon rientro a scuola

TRUCCHI PER UN BUON RIENTRO A SCUOLA

Eccoci qui al rientro dalle vacanze, per molti bimbi la ripresa della scuola è un brutto colpo!
Alcuni bambini sono contenti e non vedono l'ora di rivedere i compagni e le maestre ma faticano a riprendere la routine scolastica, mentre altri proprio non rimetterebbero piede a scuola.
Ecco qualche "trucco" per aiutare i bambini a riprendere la scuola nel modo meno traumatico possibile, sono il frutto della pratica quotidiana mia e di tante mamme e papà che ci seguono.

Il risveglio


1. SVEGLIA PRESTO PER NOI
Per aiutare loro, io faccio lo sforzo di svegliarmi prima del previsto. Mi costa molto, ma penso che se li aiuta un pochino, serve. Questo mi consente di fare le cose con più calma, anche le operazioni di risveglio loro.

2. SVEGLIA CON COCCOLE
Svegliateli facendo loro le coccole
. A casa mia con la piccola funziona correre con le mie dita sul suo corpicino, facendole il solletico lieve e magari accompagnando la camminata delle dita con una vocina scema “buongiorno, sono un topino che viene a mangiarti la pancia” o qualche altra frasina che li porta nel mondo delle fiabe. Mi aiuta a prevenire il pianto appena sveglia quando realizza che è giorno di scuola.

3. BUONGIORNO GIOIOSO
In generale con i più grandi (elementari) li saluto con un buongiorno gioioso (anche se sono le 7.15 anche per me e io NON sono una persona gioiosa la mattina!)
“Buongiorno bambini meravigliosi! Sveglia che inizia una nuova giornata!”.
E’ bello sentirsi dire una parola carina, magari non serve, ma magari bendispone e non costa davvero nulla.

4. CARICARE L'AUTO LA SERA
Se riuscite e siete molto previdenti, val la pena caricare in auto già la sera prima zaini, zainetti, merende e tutto il resto. Un pensiero in meno la mattina quando è ora di uscire di casa, e anche due braccia libere se serve prendere in braccio qualcuno.
Se non siete così previdenti cercate almeno di preparare tutto il materiale la sera prima in modo da non dover fare il controllo delle cartelle al mattino che siete già di fretta. Lo so che la sera siamo stanchi ma se può eliminare un po' di stress ne vale la pena.

5. A LETTO PRESTO... ECCO IL TRUCCO
La dico per ultima, ma per me è tra le prime cose: mandare i bimbi a dormire presto la sera.
Per raggiungere questo mirabolante risultato la prima cosa è anticipare la routine serale a partire dalla cena.
Io anticipo la cena alle 19.00, perché questo consente ai bambini di avere a disposizione almeno un'ora o un'ora e mezza prima di andare al letto, per giocare, rilassarsi, guardare la tv (eh sì abbiamo questa pessima abitudine!), leggere un po’. Insomma avere l’illusione di aver fatto tante cose anche dopo la cena prima di chiudere la giornata, anche se sono le 20.30.
Questo spesso significa sacrificare il pasto con il papà (che rincasa tardi... prima di cambiare vita i miei figli raramente mangiavano alla presenza mia o di mio marito alle 19.00...), a casa mia i bimbi sono 3 quindi anche la cena senza papà per loro è una cena in compagnia. Io ho trasferito il pasto di tutta la famiglia insieme, alla prima colazione, che spesso include qualche sfizio: il toast, i pancakes, il succo d’arancia, la nutella, i biscotti buoni…
L'obiettivo di metterli a letto alle 20.30 (avendo cenato molto presto), consente loro di addormentarsi tra le 21.00 e le 21.30.
Il sonno per i bambini è di vitale importanza, è il momento in cui il loro cervello ha lo spazio per immagazzinare tutto ciò che hanno appreso durante il giorno e poi svegliarsi presto la mattina è più facile!


Amuleti e riti

I bimbi soffrono il distacco, allora una cosa che funziona è dare loro una cosa tua, potrebbe essere una spilla d’argento piccina da appuntare sulla maglia, sotto al grembiule dicendo che quella è la spilla che ci tiene in contatto quando loro sono a scuola. Se viene la nostalgia possono toccare la spilla e pensare alla mamma che in quel momento sentendo il richiamo manderà tanti bacini (lo sapete che le mamme hanno i superpoteri no?).
Anche una collana o una nostra foto avrà lo stesso effetto, è’ una cosa nostra che loro hanno per sé in un posto seminascosto.
Infine, se sono io a portarli a scuola, e sono riuscita a non essere in ritardo, prima di scendere dall’auto ci diamo tutti la mano (io e loro 3) e io dico qualcosa di bello e propiziatorio e che gli ricordi di essere speciali, tipo: “siamo fortunati perché siamo una bella famiglia piena d’amore e quindi possiamo trovare in questo tutta la forza e le risorse che ci servono per affrontare la nostra giornata con successo”, serve soprattutto ai più grandini che hanno giornate impegnative con verifiche etc. inoltre prima di lasciarli mi ricordo di dire loro che sono bimbi meravigliosi.
A volte sottovalutiamo quanto sia importante dare a noi stessi e alle persone che amiamo dei rinforzi positivi. Sentirsi dire "ti amo", "sei meraviglioso", "sei speciale" è una cosa che ci migliora la giornata.


La favola della scuola

Nel tragitto tra casa e scuola, o ancora mentre siamo a casa intenti a prepararci e sento che la piccola si fa prendere dalla crisi, cerco di portare il suo pensiero altrove.
In genere invento una storia, la cui protagonista, che è in tutto e per tutto uguale a lei (ha i codini, va alla materna, ha una maestra che si chiama Valeria, etc) tranne il nome, che è di fantasia (da noi si chiama Arkadash), incontra davanti alla scuola un animaletto: passerottino, coniglietto, etc.
L'animaletto, proprio come lei, non vuole andare alla scuola dei passerotti o dei conigli e piange. Allora Arkadash lo invita ad andare a scuola con lei così si fanno compagnia.
Quando il passerotto entra a scuola comincia a confondere tutte le cose che vede: vede l’armadietto e chiede ad Arkadash se quella è la classe e si intrufola dentro, poi vede una sedia e le chiede se è un puzzle. Insomma tutte cose inverosimili che sui bambini fanno l'effetto di divertirli moltissimo. E così arriviamo a scuola.

I racconti delle cose di scuola e dei compagni

Se riuscite a farvi raccontare qualcosa della scuola che a loro è piaciuto, quello è un buon tema di cui parlare durante la preparazione e il tragitto verso la scuola: “ti ricordi che bello quel giorno che a scuola hai fatto i lavoretti con la farina?! E com’era la farina?... e tu che forma hai fatto? e la ta amica Giulia?”
Un’altra cosa che Giada trova carina è che per ogni compagno abbiamo trovato una rima con il nome o qualcosa che la fa ridere (a loro basta poco per ridere). E allora cominciamo a fare l’elenco: “oggi a scuola troviamo: Mara Lenticchia (perché ha le lentiggini), Gaia ricciolino pane e vino, Margherita tutta vita, Federico pane e fico…” e piano piano spunta un sorriso.
E voi come vi aiutate nel rientro scolastico?

Fonte: www.genitorichannel.it 
Autrice: Barbara Siliquini

Paidòs Onlus
dalla parte dei bambini, SEMPRE