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mercoledì 29 aprile 2015

Diventare mamma, diventare papà

DIVENTARE MAMMA, DIVENTARE PAPA'

Per educare occorre essere in due, madre e padre. Entrambi sono necessari alla vita del bambino. L’eccessiva femminilizzazione della scuola provoca non pochi danni. Il bambino per 14 anni non vede che gonne (sarebbe la stessa cosa se vedesse solo pantaloni): dai 0 ai 3 anni la mamma, dai 3 ai 6 anni l'educatrice, dai 6 agli 14 le maestre e poi professoresse. Nei momenti più importanti della sua vita non vede che uno stile solo: quello femminile. Ed è sbagliatissimo perché la donna, la mamma per quanto brava che sia, non basta, come il papà per bravo che sia non basta.
La mamma può guidare la macchina come il papà, magari anche meglio, ma papà è un’altra cosa.

Avere il senso della genitorialità, cioè il senso della maternità e della paternità
Mamma e papà non si nasce ma è un titolo che si acquista in campo.
Ci sono papà e mamme che riescono a raggiungere il titolo, altri invece sono carenti.
Il papà è una figura importante in educazione perché diversamente i ragazzi crescono sbilanciati o scompensati. L’umanità infatti ha due facce: quella maschile e quella femminile. Il bambino ha bisogno di vedere sia il modello maschile che quello femminile.

Il papà regala almeno sei fattori importanti al figlio:
  • il papà regala uno stile di vita maschile (più avventuroso rispetto alla mamma più posata). L’essere umano ha due stili di vita, femminile e maschile e insieme formano l’essere umano. C’è il modo di vivere al maschile e il modo di vivere al femminile. Il papà gioca in un altro modo con il bambino: la mamma parlotta e scherza, il papà invece prende il bambino, se lo mette sulle spalle, corre... è più spavaldo, parla in modo diverso, lo prende in braccio in modo diverso.
  • Il papà dà al bambino maggior sicurezza. L’adolescente che ha avuto un vero papà, è più forte, e meno succube del capo branco. Papà gli dà più tranquillità e sicurezza. I bambini stravedono per il papà: un bambino diceva: "Mio papà fa tutte le cose bene, canta anche quando si lava i denti." La curva della stima per il papà è fatta così: a 3 anni papà sa tutto, a 13 papà sa quasi niente, a 20 il papà sa niente, a 30… se chiedo consiglio al mio papà, a 40… se avessi ascoltato il mio papà, a 50… se fosse ancora vivo il mio papà...
  • Il papà regala il mondo al bambino (lo distacca dalla mamma e lo apre agli altri – il bambino grazie al papà nasce una seconda volta). Il papà apre il bambino al mondo, se c’è solo la mamma il bambino vede solo la stessa faccia. Se c’è il papà il bambino fa meno storie per andare all’asilo perché è già abituato all’altro.
  • Il papà regala al bambino una migliore identità sessuale. Ci sono delle forme di omosessualità che nascono dal fatto non c’è il papà.
  • Il papà prepara il terreno per Dio (è difficile farsi un’idea di Dio senza l’esperienza di un padre terreno). Il papà evoca Dio, dice Freud "Per il bambino Dio è il papà ingigantito." Se papà è buono, se prega, se è religioso la vita religiosa del bambino è più fondata.
  • Il papà regala al figlio una mamma più serena. Il papà dà al bambino una mamma un po’ meno nervosa, un po’ meno tesa perché c’è anche lui, fa qualcosa anche lui (a condizione che non sia un papà pascià). Il papà che sa fare il papà è una benedizione per il bambino.
Esempi di madre e di padre da ritoccare
Mamme ombrello o canguro = iper protettive, asfissianti
mamme mastrolindo = tutte ordine e pulizia
mamme pasta asciutta / omogeneizzato = che hanno solo preoccupazioni fisiche e materiali
mamme apriscatole = che vogliono sapere tutto, scoprire tutto, rovistare nell’anima del figlio
mamme altalenanti / jo-jo / baci e botte = altamente imprevedibili e lunatiche
mamme temporale = quelle che gridano sempre
mamme disco = che ripetono sempre la stessa cosa
mamme turbo = acceleratrici dei figli
Papà ombra / soprammobile = padri che sono assenti o al massimo sanno solo brontolare
papà mammo = il duplicato della mamma
papà amicone = papà che fa il bambino (con i figli si deve tenere un rapporto asimmetrico)
papà duplicatore = vuole che il figlio sia specchio di sé e dei suoi ideali non raggiunti
papà padrone = padre padrone

Esempi di madre e di padre patentati
Mamme da applaudire o patentate:
  • mamma buona sposa
  • mamma rilassata (non prende le cose troppo sul serio)
  • mamma apripista (quella che traccia il sentiero, che fa, non che parla soltanto)
  • mamma flessibile (non rigida, sa uscire dagli schemi e fare eccezioni)
  • mamma C.A.P. (comprensiva, amorosa, paziente che sa coccolare il bambino e gli regala il senso di appartenenza)
Papà bravi:

  • papà marito
  • papà semaforo (che sa dare indicazioni chiare – rappresenteranno poi il codice della vita)
  • papà salmone (che sa andare contro corrente)
  • papà affettuoso (che gioca col figlio)  
Tenere d’occhio però anche la vita di coppia.
(Quando due elefanti si combattono, chi ci rimette è l’erba del prato).

Alcune spie della crisi di coppia indicatrici che qualcosa non va:
  • non ci si parla più o tutt’al più si danno ordini o notizie di ordinaria amministrazione
  • la vita sessuale si è inaridita
  • i disaccordi finiscono sempre in litigio
  • non ci si cura più dell’aspetto esteriore
Alcuni suggerimenti perché la vostra sia una coppia a prova di terremoto:
  • parlate, parlate, parlate
  • tacete anche (fate attenzione: prima di parlare, assicuratevi che il cervello sia collegato)
  • imparate l’amore coniugale (accettare l’altro – concentrarsi sull’altro – vivere in due)
  • tenete le mani giunte (aiuta a mettere in comune i sentimenti più profondi)
  • perdonatevi (non esiste coppia perfetta) 
Autore: Pino Pellegrino
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venerdì 24 aprile 2015

Avere una buona capacità educativa

AVERE UNA BUONA CAPACITA' EDUCATIVA

"Metti a posto l’uomo, e il mondo va a posto da se".
Educare è un’arte da imparare come tante altre, ma molto più difficile e complessa.
- L’operaio è colui che usa le mani,
- l’artigiano è colui che oltre alle mani usa il cervello,
- l’artista è colui che aggiunge a mani e cervello la fantasia,
- l’educatore è colui che usa mani, cervello, fantasia e cuore (amore).
Educare è prevenire, giocare d’anticipo, soprattutto investire molto nei primi anni di vita dei figli.
Per essere educatori non basta avere figli: se per avere figli bastano pochi secondi, il tempo che lo spermatozoo impiega a fecondare l’ovulo, non basta una vita per essere educatori, perché non basta essere genitori ma occorre diventare generativi. Tutti i figli hanno genitori ma non tutti hanno un papà ed una mamma.

Condizioni di fondo per possedere una buona capacità educativa:

Conservare il senso dell’educare e la voglia di educare.
Oggi si sta perdendo il senso dell’educare per la pratica di allevare. L’educazione è l’unica via perché l’uomo non smetta di essere uomo. E’ l’educazione che permette al mondo di non andare in frantumi o di rimanere in una situazione primordiale.
Riviste, mas-media insistono su quanto serve alla salute, su cose materiali,... ma nulla sui valori che permettono all’uomo di essere uomo.
Educare è far succedere dei fatti interiori. E’ cambiare dentro, è persuadere sui valori e sui disvalori. Imporre e costringere perciò non è educare perché non fa cambiare nulla dentro la persona dell’educando (le caserme non educano...). Le prediche servono poco: persuadere e convincere è molto più importante. Anche il castigo può talvolta servire ma solo come mezzo per affermare dei valori, e comunque non va usato sistematicamente.
Educare è arrivare a delle convinzioni grazie alla parola che penetra e trasforma. Le parole sono importanti per far passare messaggi: metodo comunicativo diretto.
Il metodo indiretto è più efficace: consiste nel comunicarci le idee, porci il vissuto ed i valori della vita (tra di noi) in presenza dei figli, ma come se non siano loro i destinatari del messaggio; i figli sono molto curiosi e pertanto ascoltano, anche se non sembra, tutto quello che non ci diciamo. Il metodo indiretto è un metodo che propone e non impone. Con questo metodo educhiamo quando meno si pensa.
Metodo della credibilità: educare attraverso l’esempio.

Riassumendo: per avere una buona capacità educativa occorre non perdere il senso dell’educare (allevare non basta), educare non vuol dire comandare o castigare, mentre invece significa persuadere attraverso la via della parola e la via dell’esempio.


Non perdere la voglia di educare
Educare oggi diventa difficile perché le diverse agenzie educative non convergono più verso un unico tipo di educazione, anzi tante forme vanno contro l’educazione. I ragazzi perciò diventano qualunquisti per troppi differenti pulpiti, specie in televisione. La televisione lavora nel profondo dell’io e crea un uomo diverso: oggi ad esempio i ragazzi sono soprattutto visivi e non più auditivi. Ad essi le parole non dicono più niente, dicono molto invece le immagini magari commentate con poche parole. La TV crea ancora menti frammentate che non hanno la capacità intuitiva e critica. I genitori educatori perciò non sono mai stati necessari come oggi per dare l’impronta ai figli.

Autore: Pino Pellegrino

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mercoledì 22 aprile 2015

Emergenza educativa: prevenzione del bullismo e fatica di crescere


EMERGENZA EDUCATIVA: PREVENZIONE DEL BULLISMO
E FATICA DI CRESCERE

La vita oggi è una straordinaria corsa. Per arrivare alla meta occorrono capacità, passione, creatività, merito e non solo furbizia. Ai giovani vengono invece proposte molteplici scorciatoie. Gli educatori sono chiamati pertanto ad invertire la rotta con una educazione al difficile, alla libertà ed all’autonomia.

Ai genitori, in particolare, è chiesta una presa di coscienza delle responsabilità educative mediante seminari, conferenze e focus group organizzati dalle stesse scuole. E’ in gioco il rapporto tra le generazioni ed un futuro migliore per tutti. Troppe famiglie registrano un fallimento nell’educazione dei propri figli che appaiono viziati dal troppo benessere. Bisogna ripartire dalla comunicazione emotiva e dai legami affettivi per affrontare il terremoto attuale nella relazione tra genitori e figli. La famiglia di oggi è troppo fragile. Occorre una politica organica per la famiglia ed un serio progetto di scuola per genitori.

Obiettivo comune delle agenzie educative non può non essere la crescita del senso di responsabilità dei giovani. Ad essi vengono riconosciute oggi enormi libertà. Si tratta però di una evoluzione che anticipa le tappe della crescita. In altri termini la crescita non corrisponde a maturazione e responsabilità. Aumentano le aspettative nei loro confronti e diminuiscono le opportunità di inserimento stabile nel mondo del lavoro e nella vita pubblica. Da qui una gigantesca solitudine che deriva da una grande sproporzione tra aspettative e quotidianità. Il risultato finale è l’incomunicabilità in un deserto di relazioni superficiali. Il mondo si è ristretto emotivamente e sullo sfondo appaiono sempre più adulti egoisti e lontani dalle giovani generazioni.

Di fronte ai molti ragazzi viziati dobbiamo interrogarci sulle enormi facilitazioni esistenziali che non incoraggiano l’autonomia e la crescita dei figli. Dobbiamo comprendere le cause della incomunicabilità emotiva tra le generazioni. Essendo troppo fragile la comunicazione emotiva in famiglia e nella scuola, dobbiamo avviare veri e propri percorsi formativi per apprendere a comunicare. All’amore latino, di tipo egoistico urge sostituire un serio accompagnamento lungo le vie difficili della vita per aiutare una piccola persona a crescere con i suoi tempi.

Serve una grande iniezione di autorevolezza. Quanto sono patetiche certe figure genitoriali e di alcuni docenti inesperti! Non c’è progetto educativo senza regole e senza l’autorevolezza necessaria a declinarle. Essere adulti implica credibilità, coerenza, buon senso, autorevolezza. Dobbiamo ricreare spazi per un dialogo educativo: oratori, scuole aperte di pomeriggio con attività interessanti, aule didattiche decentrate nel territorio.

Rimane importante l’educazione fra pari ma determinante è dare l’esempio nel rispetto delle regole da parte degli adulti.

Contro l’omologazione culturale e degli stili di vita serve poi una forte educazione al pensiero critico, alla libertà reale, al sogno, alla curiosità, all’utopia. Troppo appiattimento educativo si può notare con il rischio della sclerotizzazione della personalità dei ragazzi. Dobbiamo farli uscire dalla normalizzazione del gruppo, ascoltarli, entrare in sintonia, simpatia, empatia con loro.

La scuola , in particolare, oltre a diventare attraente attraverso cospicui investimenti in strutture sportive, tecnologiche ed in risorse professionali, deve esigere impegno e risultati di qualità. Così si aiutano i ragazzi a crescere con personalità forti , capaci di affrontare le situazioni sfavorevoli della vita e, nello stesso tempo, si aiuta l’Italia a vincere le sfide della competizione internazionale per riposizionarsi nel mondo globalizzato. Senza merito e fatica non si ottengono risultati stabili. Questo è un messaggio educativo elementare.

Esaminiamo ora le linee di indirizzo per la prevenzione e la lotta al bullismo.( Direttiva ministeriale n. 16 del 5 febbraio 2007)

I fatti di bullismo degli ultimi mesi si inquadrano nel contesto culturale sopra analizzato.

Obiettivo principale è “ la valorizzazione della persona, la crescita e lo sviluppo educativo, cognitivo e sociale del singolo discente mediante percorsi di apprendimento individualizzati e interconnessi con la realtà sociale del territorio, la cooperazione, la promozione della cultura della legalità e del benessere dei bambini e degli adolescenti”. L’azione di contrasto al bullismo appare come una tipica azione di sistema in cui è fondamentale l’alleanza tra le diverse agenzie educative, ma che vede la scuola in particolare interrogarsi sulla sua proposta educativa verso i giovani. Maturazione degli adolescenti significa “ introiezione lenta e profonda della conoscenza che acquista significato se diventa contemporaneamente opportunità per l’assunzione di comportamenti consapevoli e responsabili, dando luogo a quel processo, progressivo e “faticoso”, di assimilazione critica del reale.” Il problema è come calare questo approccio nella proposta didattica quotidiana dei nostri docenti spesso chiusi in una visione parcellizzata delle loro discipline con l’assenza della cura degli obiettivi trasversali e senza la consapevolezza del progetto educativo comune. Ad esempio, l’educazione alla legalità interessa un singolo progetto o responsabilizza tutti i docenti della classe? Quali strumenti mette concretamente a disposizione delle scuole il Ministero per una seria azione interistituzionale capace di sostenere lo sviluppo armonioso delle personalità dei ragazzi e di realizzare il successo formativo? Sono sufficienti campagne di informazione, numeri verdi, osservatori regionali ed inasprimento delle sanzioni? E’ evidente che la risposta efficace al fenomeno è collocata in alto, al livello di un curricolo di qualità in un ambiente di apprendimento attraente e significativo. Questo richiede massicci investimenti per anni come risultato di una chiara volontà politica tesa a fare dell’educazione e della formazione la vera priorità del Paese.

Il bullismo è un fenomeno complesso che si situa nel gruppo dei pari e che si manifesta con atti di prepotenza e sopraffazione e di tacita accettazione degli stessi. Il bullo individua la vittima con il chiaro obiettivo di danneggiarla facendo del male. Si tratta di prepotenze fisiche e/o verbali oppure di dicerie sul conto della vittima per escluderla dal gruppo, anche attraverso forme elettroniche.

E’ difficile sfuggire alla persecuzione pervasiva dei nuovi strumenti tecnologici capaci di veicolare parole ed immagini in tempo reale.

Le scuole devono interrogarsi inoltre sulle finalità educative delle sanzioni disciplinari. Sulla base dello Statuto delle studentesse e degli studenti ( DPR 249/1998) e del Regolamento d’Istituto, gli studenti protagonisti di atti di bullismo sono chiamati a comportamenti attivi tesi a “ riparare” il danno arrecato. Quando i fatti sono particolarmente gravi è inevitabile il ricorso all’autorità giudiziaria. Certezza e tempestività degli interventi disciplinari sono determinanti per indurre le vittime del bullismo a superare il timore di denunciare i soprusi subiti. Bene quindi la funzione educativa delle sanzioni ma anche tolleranza zero verso ogni forma di prepotenza. Indubbiamente va superato un certo lassismo/buonismo serpeggiante in molte scuole. Spetta poi ai Regolamenti d’Istituto graduare le sanzioni in modo proporzionale rispetto alla gravità delle varie forme di bullismo.( art. 4 DPR 249 del 1998)

Naturalmente bisogna avere cura della natura personale della responsabilità , del principio di separazione della condotta dalla valutazione del profitto, della facoltà dello studente di esporre le proprie ragioni,del principio della riparazione del danno, della convertibilità delle sanzioni in attività a favore della comunità scolastica, della collegialità delle sanzioni. Purché viva la certezza della sanzione e la tolleranza zero di ogni tipo di violenza. Importante è avere un repertorio condiviso di sanzioni a livello nazionale tra le scuole oltre ad una semplificazione nelle procedure per l’irrogazione delle sanzioni. Non serve allontanare i ragazzi dalla scuola ma avviare seri percorsi di recupero e sanzioni esemplari nei casi più gravi.

Fare della scuola un luogo di aiuto reciproco, di cooperazione, di prosocialità, tradurre i saperi della scuola in saperi di cittadinanza non è un’impresa facile. Tuttavia è solo attraverso la partecipazione studentesca, la qualità dell’insegnamento, la prevenzione del disagio giovanile che è possibile contrastare violenza, bullismo ed illegalità. Se questo avviene ha allora un senso la campagna nazionale avviata dal ministro Fioroni contro il bullismo, avvalendosi di numero verde ed osservatori regionali permanenti. In questo quadro non è secondario rivedere la programmazione televisiva e cinematografica per arginare i modelli travolgenti di violenza propinati ai giovanissimi.

Resta sullo sfondo il problema principale che è alla base del disagio giovanile: ogni progetto di crescita implica fatica e dolore ineliminabili .Il messaggio che arriva agli adolescenti è invece del tutto illusorio come se fosse possibile anestetizzare la vita. Da qui traggono origine un senso di onnipotenza ed una certa irresponsabilità. Il disastro educativo nasce da questa pretesa di eliminare la fatica di crescere. Una fatica che implica anche uno svincolo progressivo dalla comodità del dipendere dai genitori. Aumento di autonomia e di autostima rappresentano vie obbligate. I genitori devono riappropriarsi con determinazione della loro funzione educativa soprattutto sul piano della educazione emotiva, per far crescere figli forti, capaci di far fronte ad eventi buoni e cattivi (coping).In termini molto semplici dobbiamo insegnare ai nostri ragazzi a veleggiare nella vita.

Quale educazione proporre oggi?

Innanzitutto dobbiamo credere nelle potenzialità dei ragazzi. Ogni allievo ha un talento. Questo può essere coltivato tra punti di forza e di debolezza in un contesto di libertà, creatività, autonomia ed autostima. All’interno di una pedagogia della libertà i nostri ragazzi devono essere aiutati ad osare, a non porsi troppi limiti, per lasciarsi guidare da una sana ambizione, dalla fantasia e non rimanere prigionieri di una visione ragionieristica della vita. Quanti studenti vivono nella frustrazione, causa non ultima della violenza attuale? Da dove scaturisce questa frustrazione se non da una incapacità di osare ?

E’ il grande vuoto esistenziale in cui vivono immersi gli adolescenti il problema da risolvere da parte di amministratori locali, genitori e docenti. Quando si confrontano con gli adulti i nostri ragazzi? Chiusi nella tristezza del loro mondo virtuale, essi raramente si confrontano con gli adulti. Pertanto è urgente riaprire centri di aggregazione giovanile in orario pomeridiano, la scuola stessa aperta di pomeriggio con attività interessanti, gli oratori, i centri comunali con gli animatori. I giovani devono vivere in spazi aperti e tranquilli, anche attraverso percorsi di educazione ambientale, campetti di calcio per partite non strutturate, visite guidate. Troppo tempo passano attualmente in spazi chiusi come le loro camerette , le discoteche rumorose, pub ecc Questa è una delle cause della loro aggressività che può sfociare nel bullismo.

Non possiamo trascurare il fatto che ragazzi, anche di ambienti familiari sani, non riuscendo ad emergere attraverso l’impegno nello studio con giuste ambizioni si mettono in evidenza con atti di bullismo o di vandalismo ( es. allagamento della scuola) con la certezza della visibilità che l’evento procura nella società della comunicazione. Pur di sfuggire alla noia quotidiana , scatta nella chimica del cervello il piacere della ribalta, in presenza poi di sanzioni blande e di un clima permissivo. La trasformazione della violenza in forme sempre più telematiche, più simboliche e sadiche, rispetto alla pura forza fisica, finisce poi per attrarre sempre più ragazze.

Che fare?

Una buona pratica potrebbe essere rappresentata da un dialogo aperto, a 360 gradi con il Dirigente scolastico, almeno una volta a settimana, sulle problematiche giovanili e sul loro disagio, in modo da disinnescare il potenziale aggressivo e orientarlo verso le espressioni creative. Chi lo desidera può partecipare a questo confronto profondo con un adulto, fuori dagli schemi rigidi di una classe. Anche i docenti ovviamente devono tenere aperto un dialogo educativo dentro le loro ore di lezione, senza lasciarsi prendere troppo dall’ansia del programma.

I politici sono chiamati a risolvere il problema di come proteggere i nostri adolescenti dalla pedagogia nera dell’orrore via Internet, playstation e Tv-spazzatura.

E’ ora di prendere coscienza della necessità di applicare le regole con fermezza. I padri, gli insegnanti devono riapparire sulla scena dell’educazione, dopo una assenza troppo prolungata.

Famiglie consapevoli dell’essere primariamente gruppo sociale educativo devono chiedere ai figli impegno domestico, anche manuale, spezzando pericolosi cordoni ombelicali falsamente protettivi. La famiglia non è una sommatoria di individui ma gruppo affettivo complesso. E’ essenziale allora il dialogo, la verbalizzazione dei sentimenti, delle esperienze e delle emozioni, soprattutto nella ritualità quotidiana della tavola.

Quale scuola?

E’ una scuola bella, accogliente, aperta di mattino e di pomeriggio, con docenti esperti e valutati nelle loro capacità didattiche e relazionali. Quanta strada devono fare le organizzazioni sindacali per superare una difesa pericolosa dell’esistente, senza avviare una giusta differenziazione della carriera! Quanta responsabilità in più devono assumere i genitori, anche con riunioni periodiche a casa di qualcuno per discutere di obiettivi, attività, risultati, problemi, coesione educativa con i docenti! La coesione docenti-genitori con direttive chiare ai genitori sarà il fulcro della nuova scuola. Il tempo educativo dovrà essere sempre più coniugato negli spazi della scuola, in collaborazione con associazioni sportive e culturali ( sussidiarietà orizzontale), liberando i genitori e gli alunni dai ritmi imposti da agenzie a scopo di lucro legittimamente operanti nel mercato .Genitori- taxisti, figli stressati, scuola sempre meno attraente: occorre spezzare questa spirale investendo importanti risorse finanziarie ed umane nella scuola del futuro. D’altronde l’Italia, povera di materie prime, potrà raggiungere gli obiettivi di Lisbona solo mettendo la scuola, la formazione e l’educazione in cima all’agenda politica, investendo massicciamente in capitale umano. Se i governanti non faranno questo ( per ora si limitano a predicarlo) il Paese rischierà una seria retrocessione nel mercato globale dei processi e dei prodotti, dominato dall’economia della conoscenza e delle competenze.

La crescita della personalità, della serenità dei nostri ragazzi attraverso un nuovo modello di scuola più flessibile nel curricolo, più ricca di strumenti tecnologici e di insegnanti professionisti sarà, accanto alla preparazione disciplinare, l’obiettivo principale dei prossimi anni. Curare la sfera cognitiva liberando le aule dalla frantumazione dei progetti, accanto alla sfera emotiva, affettiva, corporea e della responsabilità civica: questo il compito principale dei docenti e dei dirigenti scolastici. Vivendo accanto ai suoi allievi, anche durante il pranzo o una gara sportiva, il docente potrà comprenderne la maturazione e non limitarsi a sentirlo solo se interrogato. Ogni ragazzo dovrà avere almeno un adulto di riferimento( tutor) che ne segue l’intero percorso e che segnala le manifestazioni di disagio per dare tempestive risposte. Cinema, teatro, sport , laboratori e non solo discipline serviranno a rendere attraente lo stare a scuola, avvalendosi dei migliori esperti presenti in città. Il tempo serale, il sabato e la domenica serviranno poi a vivere pienamente il rapporto con i genitori . Anche una diversa articolazione delle vacanze potrebbe consentire di rafforzare il rapporto con le famiglie armonizzandole con le ferie dei genitori e rendendo possibile la progettazione di campi estivi di studio e di vacanza .Il ragazzo vivrebbe così in quanto persona gran parte del suo tempo in un centro unitario di educazione, fondato sulla forte alleanza tra scuola e famiglie.

La Costituzione attribuisce ai genitori il diritto-dovere di educare ed istruire i figli, ma, a sessantanni di distanza, non si sono trovate ancora modalità soddisfacenti per realizzarlo. E’ ora di uscire da una insufficiente partecipazione con la riforma degli organi collegiali e con l’assunzione piena di una responsabilità educativa, sanzionabile in caso di trasgressioni gravi e prepotenze.

La scuola da sola non è autosufficiente ma con il sostegno morale ed operativo dei genitori può farcela come insegnano molte esperienze positive.

Autore: Silvio Minnetti
Fonte: www.edscuola.it

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venerdì 10 aprile 2015

Sexting, una pericolosa moda adolescente

SEXTING, UNA PERICOLOSA MODA ADOLESCENTE
Quello che inizia come un gioco innocente può avere conseguenze gravissime


Sono pochi gli adulti che sanno cosa sia questo fenomeno, e l'aspetto preoccupante è che il suo uso è in costante aumento tra le nuove generazioni. Si tratta di un esibizionismo on-line che nella maggior parte dei casi inizia come un'attività innocente tra gli adolescenti.

Fino a qualche anno fa, i mezzi utilizzati dai giovani fidanzati per dimostrarsi l'affetto erano le lettere d'amore. Con l'evoluzione della tecnologia, le lettere sono state sostituite dalla moda del “sexting”, diventata oggi il nuovo modo in cui una coppia “si dimostra affetto”, senza tener conto delle conseguenze che può provocare. Oltre a questo, c'è un'altra parte della popolazione giovanile che usa il sexting per divertirsi o anche per ottenere popolarità e accettazione nel proprio gruppo di amici.

Cos'è il sexting
Il termine “sexting” è nato dalla coniugazione delle parole “sex” (sesso) e “texting” (invio di testi) per riferirsi all'invio di immagini di se stessi o di amici in abbigliamento succinto o in pose erotiche attraverso telefoni cellulari, computer con telecamera o altri dispositivi elettronici.

Tutto nasce quando gli adolescenti decidono di farsi foto o video con le caratteristiche descritte e le inviano innocentemente a un/a ragazzo/a che vogliono conquistare, confidando nel fatto che il destinatario terrà quelle immagini per sé. La maggior parte delle volte, tuttavia, queste immagini vengono trasmesse da persona a persona fino a proliferare rapidamente in rete, mettendo il protagonista della foto o del video sulla bocca di tutti.

Secondo gli esperti, le cause di questo fenomeno vanno dalla mancanza di attenzione familiare al maggiore accesso ai mezzi tecnologici senza il controllo e la guida dei genitori, situazione che mette a rischio i ragazzi che non possiedono il criterio per comprendere cosa implichi andare sul web o inviare con il cellulare foto o video intimi.

Cosa fare come genitori?
Alcune raccomandazioni per orientare i propri figli di fronte a questa moda:

·         Formare la loro coscienza sull'importanza del loro corpo e della loro integrità in generale.
·         Mostrare loro le conseguenze di questo tipo di pratiche.
·         Promuovere la loro autostima. Un ragazzo o una ragazza con una buona dose di autostima   non permetterà che gli/le accada questo.
·         Insegnare loro l'importanza di non riprodurre o reinviare questo tipo di messaggi nel caso in cui lo ricevano.
·         Creare un vincolo di fiducia con i figli, di modo che possano comunicare in modo assertivo e per assicurarsi in questo modo che siano i genitori le prime persone contattate nel caso in cui si abbia bisogno di aiuto.
·         Orientare i figli all'uso responsabile della tecnologia e ai rischi ad essa associati. Se si dà un cellulare a un minorenne, bisogna spiegargli a cosa serve e cosa può fare e cosa non può fare con esso.
·         Non limitare l'uso della tecnologia. In genere la curiosità, accompagnata dalla restrizione dei genitori, implica che i ragazzi cerchino le informazioni attraverso amici e in modo irresponsabile.
·         Collocare preferibilmente i computer in luoghi visibili della casa, come i corridoi o il salotto, di modo che i minorenni possano essere controllati dagli adulti e non possano avere troppa “intimità” con il computer.

Educare all'amore
Il modo migliore di aver cura dell'integrità dei nostri figli è parlare loro delle ripercussioni che ha il fatto di usare la sessualità come un oggetto di piacere che si utilizza senza tener conto delle conseguenze a breve e medio termine (snaturare il vero senso dell'amore). La sessualità basata sull'amore e sul rispetto deve essere insegnata soprattutto nell'adolescenza, tappa della vita in cui l'affettività può essere vissuta senza freni e in modo poco responsabile. Il compito dei genitori è quello di promuovere una sessualità basata sulla dignità della persona, che non è altro che il rispetto del proprio corpo e dell'altro. La sessualità vissuta in questa prospettiva è un dono di intimità che parte da una donazione totale come nel caso dell'amore vero.


Fonte: www.aletaia.org

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mercoledì 8 aprile 2015

Quando i rinforzi positivi funzionano davvero?

QUANDO I RINFORZI POSITIVI FUNZIONANO DAVVERO?
 

“Se ti comporti bene al supermercato, ti compro una macchinina”
“Sono contenta che tu abbia finito la minestra, sei proprio un bravo bambino!”
“Se non mi disturbi mentre parlo al telefono, poi ti do una caramella”.

Un complimento, una caramella, un bel voto, un oggetto desiderato, un’attività piacevole, possono essere usati tutti come rinforzi positivi, che seguono a un comportamento considerato corretto.

L’obiettivo dei genitori, quando usano un rinforzo positivo, è quello di fare in modo che il comportamento adeguato del bambino si ripeta, si rinforzi, appunto, e che diventi un’abitudine.

Spesso, tuttavia, noi genitori non siamo consapevoli di usare i rinforzi positivi a questo scopo, e così lo facciamo senza porci troppe domande.

Il rinforzo positivo è uno strumento educativo che s’inserisce nel metodo che tradizionalmente usa ricompense e punizioni per indurre i bambini ad adottare un certo comportamento. Spesso, quando con le punizioni non si ottengono risultati, si passa alle ricompense, e viceversa.

Non solo in famiglia, ma anche a scuola le ricompense, sotto forma di bei voti, punteggi più alti, meno compiti, “stelline”, complimenti o premi vari vengono usate per portare gli studenti a comportarsi bene, a studiare, a rispettare le scadenze e a svolgere le attività come viene richiesto di fare.

In realtà, però, mi chiedo: se questi rinforzi positivi funzionassero davvero, non ci sarebbero più problemi di disciplina, né a casa né a scuola, vista la frequenza con cui si usano! Invece, il fatto che debbano essere continuamente ripetuti credo dimostri alcuni limiti di questo strumento educativo.

Questo non vuol dire che si debba rinunciare a gratificare con sincerità ed entusiasmo i nostri figli per i loro progressi, i loro piccoli e grandi successi e, soprattutto, il loro impegno per raggiungerli. O, semplicemente, perché gli vogliamo bene.

La questione si pone quando intendiamo usare consapevolmente i rinforzi positivi per premiare un certo comportamento e fare in modo che si ripeta: rispettare le regole, mangiare tutto ciò che si ha nel piatto, studiare, essere ordinati o qualsiasi altro atteggiamento che riteniamo corretto.

Sì, perché se desideriamo usare in modo efficace i rinforzi positivi dovremo fare attenzione a una serie di aspetti che gli esperti dell’apprendimento, dopo aver studiato a lungo questo strumento, ritengono indispensabili affinché si ottenga il risultato sperato.

Quando il rinforzo positivo è efficace?

1. Quando viene dato subito dopo il verificarsi del comportamento che vogliamo rinforzare: se ad agosto promettiamo a nostro figlio che Babbo Natale gli porterà ciò che desidera se lui ora si comporta bene, il valore del rinforzo positivo sarà un po’ scarso…Il tempismo è tutto, insomma.

2. Quando è costante: se uso un rinforzo positivo per un certo comportamento una volta, dovrò farlo sempre; questo però è praticamente impossibile, soprattutto perché il genitore non sempre assiste al comportamento da rinforzare – perché è occupato a fare altro o non è con il figlio. A scuola poi, dove un solo insegnante si trova a gestire quasi trenta alunni, è impensabile che ogni comportamento positivo di ciascuno studente venga sempre ricompensato, anche solo con un breve complimento.

3. Quando è percepito come meritato: i figli si accorgono delle nostre intenzioni, di ciò che trasmettiamo oltre le nostre parole. Il rinforzo è efficace se comunica al bambino l’idea che noi gli diamo sincera attenzione anche quando segue le regole o si comporta in modo positivo, e non solo quando ci infastidisce o non ci ascolta.

Io credo soprattutto che qualsiasi rinforzo positivo, dal complimento al regalino, debba essere fatto con il cuore, come espressione del nostro amore incondizionato e non solo per ricompensare un comportamento che approviamo. Il rischio, infatti, è quello che nostro figlio scelga di comportarsi “bene” solo per ottenere una lode, o un premio, o che uno studente studi solo per avere un voto positivo, e non perché è davvero convinto che sia un bene per se stesso agire in quel modo.

Perché un bambino non è degno di apprezzamento e amore solo quando si comporta come noi desideriamo, ma anche quando delude le nostre aspettative o agisce in un modo che a noi sembra incomprensibile e irragionevole.

Anzi, è proprio in questi momenti che ha più bisogno del nostro ascolto, della nostra comprensione e…di tutta la pazienza che abbiamo.

Autrice:  Adele Borroni
Fonte: www.mammeacrobate.com

 

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venerdì 3 aprile 2015

Cyberbullismo

CYBERBULLISMO

"Uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o di più compagni."

Con il termine cyberbullismo o bullismo online si indicano quegli atti di bullismo e di molestia effettuati tramite mezzi elettronici come l'e-mail, le chat, i blog, i telefoni cellulari, i siti web o qualsiasi altra forma di comunicazione riconducibile al web che è arrivato a rappresentare circa un terzo del bullismo totale. Anche se si presenta in una forma diversa, anche quello su internet è bullismo: far circolare delle foto spiacevoli o inviare e-mail contenente materiale offensivo può far molto più male di un pugno o un calcio. In Inghilterra, più di 1 ragazzo su 4, tra gli 11 e i 19, anni è stato minacciato da un bullo via e-mail o sms. In Italia, secondo alcune ricerche sul fenomeno del bullismo in generale, oltre il 24% degli adolescenti subisce prevaricazioni, offese o prepotenze. Tutto ciò che un ragazzo fa online lascia delle tracce su di esso, tracce che possono rimanere nel suo computer o possono essere rilasciate a terzi: più tracce lasci su internet è più è facile che ti trovino.Come il bullismo nella vita reale, il cyberbullismo può a volte costituire una violazione del Codice civile e/o del Codice penale.
Confronto tra cyberbullismo e bullismo

Rispetto al bullismo tradizionale nella vita reale, l'uso dei mezzi elettronici conferisce al cyberbullismo alcune caratteristiche proprie:
Anonimato del “bullo” : in realtà, questo anonimato è illusorio: ogni comunicazione elettronica lascia delle tracce. Però per la vittima è difficile risalire da sola al molestatore, ed ancora più diffcile potrebbe essere reperirlo.
Indebolimento delle remore morali : la caratteristica precedente, abbinata con la possibilità di essere "un'altra persona" online (vedi i giochi di ruolo), possono indebolire le remore morali: spesso la gente fa e dice online cose che non farebbe o direbbe nella vita reale.

Assenza di limiti spaziotemporali : mentre il bullismo tradizionale avviene di solito in luoghi e momenti specifici (ad esempio in contesto scolastico), il cyberbullismo investe la vittima ogni volta che si collega al mezzo elettronico utilizzato dal cyber bullo

Tipi di cyberbullismo

Flaming : messaggi online violenti e volgari (vedi "Flame") mirati a suscitare battaglie verbali in un forum.
"Cyber-stalking" : molestie e denigrazioni ripetute, persecutorie e minacciose mirate a incutere paura.
Molestie: spedizione ripetuta di messaggi insultanti mirati a ferire qualcuno.

Denigrazione : "sparlare" di qualcuno per danneggiare la sua reputazione, via e-mail, messaggistica instantanea, ecc.

Sostituzione di persona: farsi passare per un'altra persona per spedire messaggi o pubblicare testi reprensibili.

Rivelazioni : pubblicare informazioni private e/o imbarazzanti su un'altra persona.
Inganno : ottenere la fiducia di qualcuno con l'inganno per poi pubblicare o condividere con altri le informazioni confidate via mezzi elettronici.

Esclusione : escludere deliberatamente una persona da un gruppo online per ferirla.
Molti cyber-bulli agiscono in maniera aggressiva e violenta perché desiderano avere visibilità e fanno di tutto perchè il loro atto venga conosciuto e reso pubblico. La maggior parte dei bulli della Rete infatti, agisce da bullo proprio per attrarre su di sè le attenzioni dei mezzi di informazioni, per ricevere cioè dal mondo esterno tutte quelle attenzioni che non ricevono quotidianamente all'interno della loro famiglia o all'interno del loro gruppo di amici. Più il comportamento violento del bullo viene conosciuto, e più che il bullo ottiene ciò che desidera. Il cyber-bullo agisce non tanto per esercitare una violenza su qualcuno, bensì per attrarre su di sé tutte le attenzioni possibili: con la metodologia del file-sharing oggigiorno è sempre più facile che un video o una notizia venga a conoscenza di tutto il popolo della Rete. Lo sviluppo di siti per la condivisione di file, come quelli video (vedi You Tube), ha infatti dato un contributo notevole a rinforzare il fenomeno del cyber-bullying. Evitare che tali siti diffondino i video di bullismo sarebbe certamente un passo importante per contrastare il fenomeno.

Fra i vari tipi di cyberbullismo il più diffuso è il flaming Il nome flaming esprime uno stato di aggressività durante l'interazione con altri utenti del web . La Rete dà infatti la possibilità di inserirsi in nuove situazioni ed ambienti, in cui ogni utente tende a ritagliare un proprio spazio. Con il passare del tempo, l'attaccamento dell'utente al proprio spazio diviene sempre maggiore; spesso si cerca di intensificare la propria presenza nell'ambiente, postando più messaggi (in un forum) o chattando per ore. Ne consegue che per alcuni individui il fatto stesso di trovarsi in quel luogo diventa un vero e proprio bisogno. Quando un altro utente o una situazione particolare mette in discussione lo status acquisito dall'utente, questo si sente minacciato personalmente. La reazione è aggressiva, e a seconda dei casi l'utente decide di abbandonare lo spazio definitivamente (qualora abbia uno spazio alternativo dove poter andare), oppure attua il flaming (qualora ritenga necessario rimanere nel "suo territorio" dove si è faticosamente creato uno status). Ancora più grave ed insidioso per il forum è quando il flame è uno o più degli stessi moderatori, specialmente anziani, che arrivano a ritenere quello spazio come di loro proprietà. La loro azione diviene dura, chiusa ed ostile; tendono a rendere difficoltoso l'esprimersi e l'inserirsi di figure preparate o semplicemente potenzialmente coinvolgenti gli utenti. Tendono ad esasperare conflittualmente i rapporti interni tra moderatore ed l'Admin al punto di mettere in discussione il Forum stesso inducendo o provocando fratture e lacerazioni. Quando non isolati o allontanati in tempo possono portare all'implosione del Forum
Per prevenire il fenomeno si deve educare gli adolescenti e tutti quei giovani che navigano su Internet a riflettere che, prima o poi, una persona a cui si tiene molto, verrà a conoscenza del comportamento deviante messo in atto. E' necessario, per esempio, che colui che entra in una chat, o colui che filma le violenze effettuate nel mondo della vita reale con un videofonino (per poi trasmetterlo ad altri o pubblicarlo sul web), sia consapevole che non è assolutamente protetto dall'anonimato, e che le “tracce” del suo comportamento non potranno essere cancellate. Deve essere consapevole che può essere (anche se non facilmente) rintracciato. E' quindi essenziale che la figura dei genitori, nel loro ruolo sia affettivo, sia educativo, sia sempre presente nella testa di colui che stà per comportarsi in maniera antinormativa. Il cyber-bullo non è altro che un soggetto che indossa una sorta di maschera virtuale, e che sfrutta questa nuova situazione per compiere dei comportamenti disinibiti e aggressivi. E' importante sottolineare che non solo il bullo ha l'impressione di essere invisibile, ma anche che è la stessa vittima ad apparire tale: entrambi, infatti, assumono identità virtuali e nicknames. Se da una parte perciò il bullo si crede invisibile e quindi non accusabile e non scopribile, dall'altra parte la vittima appare al bullo non come una persona vera e propria, bensì come un'entità semi-anonima e non dotata di emozioni o sentimenti. Mancano cioè, nel rapporto tra cyber-bullo e cyber-victim, tutta quella serie di feedback che fanno capire al bullo che la vittima stà soffrendo. A tal riguardo gli studi di psicologia sociale hanno stabilito che la "distanza sociale" possa essere la causa di atti violenti e orribili. "Distanza sociale" che negli scambi comunicativi eseguiti tramite computer viene amplificata. Infatti vengono a mancare il linguaggio del corpo, il suono della voce, e tutti gli altri aspetti della comunicazione che sono presenti nel mondo reale e conseguentemente il bullo non riesce a capire che il dolore, la frustrazione, l'umiliazione, generata nei confronti della vittima, sono tutti dei sentimenti reali.

Uno dei casi più famosi di cyberbullismo è quello di Megan Taylor Meier vittima statunitense del fenomeno morta suicida nel 2006 all'età di 14 anni. Secondo le informazioni date alla stampa dalla mamma e dai suoi conoscenti, Megan Meier aveva come hobby il nuoto e la musica rap ed amava i cani ed i ragazzi educati. Tuttavia non ebbe un'infanzia facile: alta circa 167 centimetri, pesava 95 kg e questo la obbligava ad una serie di diete ferree che la resero triste e taciturna. Le venne diagnosticata anche la Sindrome da deficit di attenzione e iperattività ed una sindrome depressiva abbastanza acuta. Megan aprì un account su MySpace e nel sito ricevette un messaggio da "Josh Evans": Josh asseriva di essere un ragazzo 16enne, carino e simpatico, irresistibilmente attratto da lei. Egli inoltre affermava di vivere in un paese chiamato O'Fallon, di essere uno studente e di non possedere un numero telefonico personale. Il 16 ottobre del 2006 Josh cambiò tono nei confronti di Megan e scrisse frasi ingiuriose del tipo "Tutti sanno chi sei. Sei una persona cattiva e tutti ti odiano. Che il resto della tua vita sia schifosa"; "Megan è una prostituta"; "Megan è grassa" e soprattutto "Il mondo sarebbe un posto migliore senza di te". Disperata da questo cambio repentino di umore, la ragazza si tolse la vita impiccandosi in camere sua. Recentemente si è scoperto che Josh Evans non esiste: ad inventarsi questo personaggio erano stati due vicini di casa ed in particolare una signora di nome Lori Drew: a scoprirlo fu un'altra vicina di casa, che ammise anche le responsabilità della propria figlia (rea, a suo dire, di aver mandato l'ultimo infamante messaggio).Non essendo contemplato in nessun codice penale, il caso non porterà ad un processo (anche se la famiglia Drew sarà monitorata da una telecamera installata nella loro casa, ed i genitori della vittima hanno già annunciato che non faranno causa. Si impegneranno, però, a modificare la legge per rendere questi episodi più rari.

 
Fonte: www.iltuopsicologo.it

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