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mercoledì 13 maggio 2015

Educare per istruire

EDUCARE PER ISTRUIRE
Investire sul capitale umano

Nel diciottesimo secolo il filosofo ed economista Adam Smith, oltre a gettare le basi dell’economia politica classica, fu il primo a dare una definizione di capitale umano. Nella sua opera “La Ricchezza delle Nazioni” propose infatti l’analogia tra gli uomini e le macchine produttrici, sostenendo che lo sviluppo degli uomini, come la produzione delle macchine, richiede l’impiego di risorse economiche, quindi risulterebbe errato considerare per il calcolo della ricchezza nazionale il valore di queste ultime e trascurare quelle degli uomini.
Oggi, a quasi due secoli e mezzo di distanza, ancora una volta il concetto di capitale umano è al centro di svariate indagini economiche, come il report dell’OECD dal titolo “The High Cost of Low Educational Performance”. La ricerca dimostra come investire sul capitale umano, sull’educazione e poi sull’istruzione delle nuove generazioni e non solo, sia lo strumento attraverso il quale sviluppare tendenze economiche positive.
Educare non significa solo istruire, a volte l’etimologia delle parole può aiutare a vederci più chiaro e comprendere il significato più intrinseco di alcuni concetti. Educare, ha come radice latina ex-ducere, ovvero condurre fuori, far venire fuori le risorse interiori e le potenzialità di un individuo. Invece il verbo istruire, sul quale è incentrata la ricerca dell’OECD, deriva dal latino instruere, ovvero disporre, organizzare una serie di conoscenze.
Seguendo l’etimologia dei due termini possiamo notare delle piccole ma significative differenze, che ci aiutano a comprendere come, per parlare di pieno sviluppo del capitale umano, dobbiamo necessariamente considerare entrambi gli aspetti, il far venire fuori le potenzialità di un individuo e l’organizzare conoscenze. Il primo e più importante aspetto da chiarire è che i due concetti non sono posti sullo stesso piano.
L’educazione, infatti, è un processo più ampio e più lungo che contiene e comprende l’istruzione. La contiene perché è la categoria generale alla quale fa riferimento e la comprende perché la mette in relazione con l’ambiente e il contesto con i quali si confronta. L’educazione è il processo che sin dalla nascita ci permette di sviluppare le nostre skills, quelle abilità cognitive, emotive e relazionali di base, che consentono alle persone di operare con competenza sia sul piano individuale che su quello sociale. Questo ci permette di comprendere noi stessi facendo riferimento alla nostra storia personale e sociale che si sviluppa nello spazio e nel tempo, di prendere consapevolezza di quelle che sono le nostre capacità, competenze e possibilità, di ciò che abbiamo e di ciò che ci manca.
Questo profondo percorso interiore è quello che ci dà la possibilità di avere una visione più ampia di noi stessi in relazione con il mondo che ci circonda, di tirare fuori le nostre potenzialità finalizzandole ad azioni orientate verso i nostri obiettivi. In quest’ottica il processo educativo è quella risorsa che permette anche a persone con bassi livelli d’istruzione di riuscire, facendo leva sulle proprie capacità migliori, a raggiungere eccellenti risultati sia dal punto di vista lavorativo che sociale.
All’interno di quest’ampio processo l’istruzione è uno strumento attraverso il quale acquisire le competenze specifiche necessarie ad evolversi culturalmente e ad essere più pronti a confrontarsi con il contesto sociale. Assumendo questa visione più ampia, il processo educativo può essere inteso come un percorso continuo, perché segue tutto il corso della vita e complesso, perché consta di differenti fasi.
La completezza del processo educativo, infatti, prevede sì una fase di organizzazione e trasferimento di nozioni, competenze e concetti (istruzione), ma non può prescindere dal sollecitare l’alunno a lavorare sulle proprie risorse interiori per esplorare il proprio potenziale. Questo processo si potrebbe spiegare meglio con uno dei concetti cardine della pedagogia montessoriana, che si sintetizza con la frase “aiutami a fare da me”.
Gli insegnanti hanno infatti l’importante ruolo di mediatori tra il bambino, l’ambiente e la società, offrendogli spazi di esperienza e creatività. Il loro compito è quello di aiutare, consigliare, ma non sostituirsi a lui. In tal modo l’organizzazione delle conoscenze non viene proposta come uno schema rigido che resta difficilmente applicabile all’esterno del suo contesto culturale, ma come un’esplorazione delle proprie capacità e conoscenze messe in relazioni con l’ambiente che lo circonda.
La ricerca dell’OECD dimostra come che un paese che investe maggiormente nel proprio capitale umano dà un’importante spinta alla propria produttività incoraggiando l’innovazione. Le proiezioni dell’OECD però non danno indicazioni su come la scuola dovrebbe essere o su quali politiche economiche dovrebbero essere applicate, ma ci pone semplicemente di fronte al grande costo dell’inattività.
L’investimento sul capitale umano da questo punto di vista è rappresentato proprio dal processo educativo inteso come abbiamo fatto fino ad ora. Investire sulle risorse interiori del capitale umano di un paese significa tirare fuori le potenzialità di ogni persona rispetto alle sue capacità, competenze, bisogni e possibilità. Un’azione orientata in tal senso, darebbe la possibilità di avere una società più capace sia individualmente che collettivamente di comprendere cosa sta accadendo, di individuare i bisogni del momento e rispondere in maniera pronta.
Pensiamo ad esempio a problematiche come l’accettazione delle diversità all’interno di un determinato contesto sociale. La consapevolezza da parte dei membri della società in primis di se stessi, permette loro di comprendere e accogliere l’altro, con le sue risorse, capacità e potenzialità integrandosi vicendevolmente in un’ottica di vantaggio reciproco. Una società con queste risorse può riuscire a comprendere il problema e ad orientare le proprie azioni andando verso la soluzione.
Potremmo dire, infine, con le parole di Pedagogia per il Terzo Millennio, che “educare” significa offrire la possibilità acquisire quella risorsa fondamentale per vivere nella società moderna definita come prefigurazione, ovvero quella capacità che permette di proiettarsi verso il futuro e le sue possibilità, di cavalcare il cambiamento e le innovazioni tecnologiche, di vedersi cambiare nel mondo che cambia.

Fonte: www.fondazionepatriopaoletti.org

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