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venerdì 31 ottobre 2014

La manipolazione dei nostri figli

LA MANIPOLAZIONE DEI NOSTRI FIGLI
 

Gran parte della produzione di beni e servizi è finalizzata al target giovanile: abbigliamento, tecnologia, divertimento e tempo libero si orientano quasi esclusivamente sui bisogni e sui desideri dei giovani, anch’essi sapientemente indotti e portati all’eccesso dal mercato.
Mode, tendenze e stili di vita sono confezionati ad arte per innescare una domanda acritica e sfrenata che porta a ingenti guadagni.
Ci si trova così nella paradossale situazione di affrontare le stragi del sabato sera, continuando ad aprire le discoteche non prima di mezzanotte; di promuovere vaste campagne contro l’abuso di bevande alcoliche, ma di vendere e pubblicizzare tali prodotti ovunque e a chiunque, anche ai minorenni; di essere contro la droga, ma continuando ad affermare l’assurda dicotomia tra sostanze pesanti e leggere ( cosa vuol dire “leggere?” Che si può usare? Che non fa male? Che è tollerata?); di sospettare dell’influenza negativa dell’abuso di prodotti tecnologici, continuando a rifornire i figli di qualsiasi cosa le aziende del settore lancino sul mercato.
Anche la cultura sta diventando una “merce insidiosa”: il buon vecchio tema d’italiano sta lasciando il posto al “pezzo giornalistico”, estromettendo di fatto gli studenti dalla possibilità di metacomunicare, di riflettere e di esprimersi; all’Università gli esami si affrontano rispondendo a dei quiz, tanto facilitanti quanto deprimenti; la laurea si può ottenere anche online.
Il tutto abbassa i livelli di preparazione e chiude le poche possibilità di esprimere talenti e di realizzarsi in una dimensione futura sempre più incerta e nebulosa, creando una generazione “no work, no study”, ma molto “easy e trendy”.

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Il peso delle nostre preoccupazioni

IL PESO DELLE NOSTRE PREOCCUPAZIONI


Uno psicologo insegna ai suoi studenti come gestire lo stress.
Prese un bicchiere d’acqua e si avviò per la stanza, in silenzio.
Tutti si aspettavano una domanda tipo:
“è mezzo pieno o mezzo vuoto?”
Ad un certo punto si fermò, alzò il bicchiere e chiese ai suoi studenti:
“Quanto è pesante questo bicchiere d’acqua?”
Meravigliati, gli studenti hanno dato risposte tra 250 e 500 ml.
Lo psicologo risponde: "il peso assoluto non importa, importa quanto tempo lo tieni alzato… Un minuto, nessun problema… Un’ora, un braccio dolorante… Un giorno, paralizza il braccio…
In ognuno di questi tre casi il peso del bicchiere non cambia. Cambia solo il tempo.
Più il tempo passa, più diventa pesante.
Lo stress e le preoccupazioni della vita sono come il bicchiere d’acqua. Se si pensa di meno a loro, non succede quasi nulla.
Se si pensa di più, il cuore inizia a far male.
Se stai pensando a loro per tutto il tempo, paralizzano la tua mente.
Quando arrivi a casa la sera, lascia fuori le tue preoccupazioni.
Non portarle con te durante la notte.
Metti giù il bicchiere."

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giovedì 30 ottobre 2014

Il bambino vede, il bambino fa

Se un bambino vive nella critica impara a condannare.
Se un bambino vive nell'ostilità impara ad aggredire.
Se un bambino vive nell'ironia impara ad essere timido.
Se un bambino vive nella vergogna impara a sentirsi colpevole.
Se un bambino vive nella tolleranza impara ad essere paziente.
Se un bambino vive nell'incoraggiamento impara ad avere fiducia.
Se un bambino vive nella lealtà impara la giustizia.
Se un bambino vive nella disponibilità impara ad avere una fede.
Se un bambino vive nell'approvazione impara ad accettarsi.
Se un bambino vive nell'accettazione e nell'amicizia impara a trovare l'amore nel mondo.
Doret's Law Nolte

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